Uruguay: “REBOOT Architecture lessons from the “guerrilla Tupamara” and the Andes plane crash”

Uruguay: “REBOOT Architecture lessons from the “guerrilla Tupamara” and the Andes plane crash”

 

VENEZIA. Questo padiglione corsaro, provocatorio e vuoto, che si estende tra i giardini anche mediante ragazzi avvolti in poncho di plastica (…finchè il calore e l’umidità lagunare lo consentiranno…) tenta un’incursione irriverente in questa Biennale, con un’installazione che tuttavia, divisa in due cellule espositive da una tenda di plastica, accomuna nella medesima rarefazione due casi distanti e distinti la cui sintesi pare remota se non pretestuosa: da un lato il foro, emersione superficiale della città interrata e dissidente della “Guerrilla Tupamara”; dall’altro la rappresentazione in stile street-art del coevo incidente andino dell’uruguaiano Air Force Flight 571 del 1972 da cui il celebre film “Alive”, 1993. La progettualità sovversiva e programmatica del gruppo Tupamaros è tanto lontana dalla fatalità dell’incidente aereo e dalla forzosa corsa alla sopravvivenza dei superstiti che l’elemento comune, la poetica del nascondimento, è l’esito di vicende troppo diverse per strutturare una proposta convincente.

Tuttavia, questo padiglione di minor risorse rispetto ai suoi illustri vicini, estremizza un momento comune alla gran parte dei progetti di questa Biennale, in cui la frontiera sociale delle proposte spesso si rende possibile in una frangia di sospensione, vuoto o ambiguità degli aspetti normativi e legali che comunemente regolano i progetti. In questo senso, quando l’architettura si propone forma sociale, pare inevitabile l’avvio di un processo che almeno in una sua fase assume un’identità sovversiva e rivoluzionaria, spesso poi mascherata da interfacce vivaci, fanciullesche o giocose.

Coglie nel segno allora la divertente azione ludico-sovversiva che il padiglione propone, chiedendo ai suoi visitatori di consegnare all’ingresso materiali (o refurtiva…) recuperata da altre esposizioni. Archiviati, gli indizi saranno poi esposti a dicembre a Montevideo per la prima Biennale da questa Biennale.

Commissario: Miguel Fascioli Curatori: Marcelo Danza Espositori: Antar Kuri, Borja Fermoselle, Diego Cataldo, Facundo Romeo, Federico Parra, Jose de los Santos, Marcelo Danza, Marcelo Staricco, Mateo Vidal and Miguel Fascioli Sede: Giardini

Autore

  • Luigi Bartolomei

    Nato a Bologna (1977), vi si laurea in Ingegneria edile nel 2003. È ricercatore presso il Dipartimento di Architettura dell'Università di Bologna, ove nel 2008 ha conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica. Si occupa specialmente dei rapporti tra sacro e architettura, in collaborazioni formalizzate con la Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna ove è professore invitato per seminari attinenti alle relazioni tra liturgia, paesaggio e architettura. Presso la Scuola di Ingegneria e Architettura di Bologna insegna Composizione architettonica e urbana, ed è stato docente di Architettura del paesaggio e delle infrastrutture. È collaboratore de "Il Giornale dell'Architettura" e direttore della rivista scientifica del Dipartimento, “in_bo. Ricerche e progetti per il Territorio, la Città, l’Architettura”