L’edificio come terzo insegnante: il caso di un asilo in Perù
Visita alla Escuela Inicial 140 a Santa Cruz de Villacuri
Published 19 marzo 2024 – © riproduzione riservata
Dopo 2 ore di viaggio nel deserto di Ica, in Perù, ci vogliono meno di 7 minuti per attraversare la comunità Barrio Chino di Santa Cruz de Villacuri. Incastonata tra le dune color ocra che costeggiano la Carretera Panamericana Sur, la comunità sorge come un’oasi caotica e vivace, in contrasto con il silenzio dei venti che raramente calmano il sole cocente durante tutto l’anno.
Percorrendo una delle strade principali che collegano l’autostrada con lo sconfinato paesaggio arido, tra i canti dei venditori ambulanti e il rumore dei mototaxi, bastano pochi attimi per capire che dietro a quelle mura di canne intrecciate si nasconde qualcosa di speciale. Nella cultura del litorale peruviano, la canna è un materiale molto utilizzato per la sua accessibilità economica e artigianale; nonostante la sua fragilità è sinonimo di sicurezza e protezione. Spesso impiegata nella prima fase di costruzione di una casa con poche risorse a disposizione, i pannelli di canne segnano la proprietà e ne annunciano l’appartenenza.
Intrecciata in telai di legno ancorati al suolo, la recinzione perimetrale in canne allineata alla strada è interrotta inaspettatamente da una dolce curva; probabilmente l’unica nella griglia ortogonale che caratterizza gli assetti urbani delle comunità emergenti del Perù. Ricorda la morbidezza delle dune e abbraccia le uniche piante che fanno capolino in più di qualche isolato, evocando uno stato di freschezza mentale. La delicatezza della recinzione è completata da un cancello d’ingresso e da un foyer che diventa permeabile rispetto alla strada all’inizio di ogni giornata di scuola, accogliendo genitori, insegnanti e piccoli allievi tra i 3 e i 5 anni.
Quando il grande cancello scorrevole a forma di L si apre, la barriera tra la comunità e la struttura sfuma verso la strada adiacente, rivelando il piccolo ma arioso foyer esterno che ci permette d’immaginare le attività e il layout che caratterizza l’intera organizzazione. Il foyer, che in questo modo si trasforma in uno spazio pubblico, ci accoglie con una panchina neutra in cemento armato, colorata solo da alcune piante locali, e incoraggia i genitori a dialogare e ad aspettare. Subito a fianco, a ricordare un gioco d’infanzia, un cancello di legno alto fino alla vita, con un perno centrale, disegna un cerchio immaginario e c’invoglia a entrare, enfatizzando la permeabilità percepita dal flusso di studenti che lo attraversano quotidianamente.
In questi pochi istanti, mentre si esperisce inconsciamente il foyer dell’asilo, l’ambiente ha contribuito a creare un’atmosfera in cui si percepisce il primo esito del progetto: promuovere il senso di appartenenza alla comunità. L’appartenenza ha un impatto significativo sulla salute emotiva e psico-fisiologica: favorisce i comportamenti pro-sociali, riduce l’ansia, influenza le prestazioni cognitive (in particolare l’attenzione e la memoria) e stimola l’apprendimento orizzontale.
Una volta entrati nella struttura, il rumore della strada si attenua, oscurato dalla vivacità dei ritmi semplici e materici dell’architettura in mattoni, legno e canne, con pilastri e travi in calcestruzzo dai toni della terra, scolpiti a mano per imitare le dune del deserto circostante con trame verticali e orizzontali lungo le facciate. Abbiamo quindi avuto conferma di quanto percepito nel foyer: questo asilo è uno spazio per il gioco con le aule disposte al suo interno. I bambini giocano tra cortili sabbiosi e corridoi invisibili, delimitati sia da piccoli tratti di pavimentazione in cemento che ricordano sassi su cui saltare, sia da coperture in canne e legno che invitano a ripararsi dal sole all’ingresso di ogni aula. Anche le ombre e i raggi di sole sembrano giocare, accordandosi con i salti dei bambini sulle tessere di cemento lungo il percorso.
Le sette aule riescono a dare sollievo al caldo opprimente dell’esterno; i tetti di canne che si estendono sotto ciascuna di esse affascinano subito i bambini, convincendoli a entrare senza esitazione. L’efficace sistema di circolazione dell’aria all’interno è costituito da una struttura in calcestruzzo, un’intercapedine ventilata e un controsoffitto di canne. Insieme alle finestre in legno a tutt’altezza con apertura a libro posizionate sulle pareti opposte della classe, il sistema favorisce la ventilazione trasversale e l’integrazione con lo spazio esterno. Se da un lato rimuove efficacemente l’aria calda, dall’altro fornisce elementi biofilici che aiutano a regolare gli stati biologici dei bambini, migliorano le capacità creative e i risultati didattici e rafforzano il loro senso di appartenenza.
Le aule sono disposte intorno a quattro spazi esterni: un parco giochi, due aule all’aperto e un cortile coperto dotato di tavoli per la pausa pranzo e le attività complementari, che estende visivamente e funzionalmente la cucina adiacente. Le aule all’aperto sono delimitate da singole colonne in legno che appaiono come alleggerite dal peso del tetto inesistente. Realizzate con un alternarsi ritmico di listelli di legno riciclati dai casseri per il calcestruzzo, le colonne sono posizionate strategicamente per accendere la nostra immaginazione e delimitare mentalmente lo spazio aperto. Il tetto è stato sostituito da tessuti leggeri che possono essere fatti scorrere per fornire ombra quando necessario, coadiuvando l’ombra fornita dall’ulivo – simbolo di Ica – piantato al centro dello spazio.
Aperta nel 2022, si prevedeva che la Escuela Inicial 140 ospitasse 200 studenti. All’inizio del 2024 le iscrizioni sono salite a più di 300, obbligando a organizzare due turni nell’arco della giornata. Condividendo lo stesso entusiasmo dei propri figli, i genitori delle comunità vicine fanno i pendolari per permettere loro di studiare qui. L’architettura è la principale responsabile di questo meraviglioso esito. Nelle comunità in cui i genitori devono scegliere tra chiedere ai figli di contribuire al loro reddito quotidiano o di ricevere un’istruzione, questo asilo ha reso la scelta più semplice. La scuola infonde un senso di orgoglio e di appartenenza che incorpora il valore dell’istruzione e coltiva il riconoscimento dell’importanza del terzo insegnante: l’ambiente costruito. «Questo luogo ci appartiene, per questo lo apprezziamo e ce ne prendiamo cura. Ci sentiamo orgogliosi perché rappresenta ciò che possiamo essere. Il benessere e l’educazione che desideriamo», sottolinea il presidente dell’associazione dei genitori. In casi simili, con popolazioni in difficoltà e dalle risorse limitate, dove le istituzioni spesso dispongono di aule troppo calde, alienanti e deprimenti, è di grande conforto trovare un progetto che consenta ai cittadini di capire che meritano qualcosa di migliore.
Per approfondire
Progetto:
- Betsaida Curto Reyes (Estudio Copla)
- Ander Bados Sesma (Atelier Ander Bados)
Luogo:
- 11500 salas-Guadalupe-Santa Cruz Villacurí, Ica, Perú
Committente:
- All hands, Hearts (ONG) e Andar Perú (ONG)
Gruppo di progettazione:
Giordana Ch’aska Quispe ( Delineacion), Freddy Dario Barreto Huerta ( Logística), Victoria Arrighi ( Gerente de Operaciones), Ceccilia Marcheselli ( Site supervisor trainee ), Valeria Vidal (Site supervisor Trainee)
Costruttore:
- HN Arquitectos Y All Hands and Hearts (ONG) Estructuras: Claudia Villanueva ( HVS Ingenieros )
- Dennis Mialki Interiorista: Adrian Gonzalez del Campo ( Mobiliario )
Strutture:
- Claudia Villanueva ( HVS Ingenieros )
Dennis Mialki
Progettazione di interni:
- Adrian Gonzalez del Campo ( Mobiliario )
Cronologia 2020 – 2022:
- Data di inizio: Gennaio 2020
- Data di completamento: Ottobre 2022
- Superficie costruita: 2240 mq
- Costo al metro quadrato: 380 USD/mq
Architetto, consegue la laurea magistrale in Architettura nel 2013 all’Università Iuav di Venezia. Nel 2015 ha
curato, assieme a Anna Favaretto e Nicola Russolo, il volume ‘Studi morfologici per il riciclo della città: due
casi-studio sulle città di Glasgow e di Mira’ all’interno della collana Re-cycle Italy. Nel 2016 consegue il
master in Architettura per il Paesaggio e del Giardino all’Università Iuav di Venezia. Oltre a svolgere
l’attività di libero professionista con studio a Venezia, dal 2017 è coordinatore del master “Neuroscience
Applied to Architectural Desing – NAAD” presso l’Università Iuav di Venezia.
Architect, he obtained his master's degree in Architecture in 2013 at Iuav University of Venice. In 2015 he
edited, together with Anna Favaretto and Nicola Russolo, the volume ‘Studi morfologici per il riciclo della
città: due casi-studio sulle città di Glasgow e di Mira’ within the series Re-cycle Italy. In 2016 he obtained a
postgraduate degree in Landscape and Garden Architecture at the Iuav University of Venice. In addition to
working as professional architect based in Venice, since 2017 he is the Coordinator of the postgraduate
course "Neuroscience Applied to Architectural Desing – NAAD" at the Univer sity Iuav of Venice.