Hermès Maison alla Permanente di Milano

Hermès Maison alla Permanente di Milano

 

Minimale maestosità per un allestimento che rimarrà uno dei migliori ricordi di questa design week milanese

 

Gli occhi vedono, ma vedono soltanto i colori. Se i nostri occhi vedessero le forme e le materie non avremmo bisogno delle mani. Gli occhi vedono soltanto ciò che non possiamo toccare e che non possiamo raggiungere con il resto del corpo.

Jean-Luc Parant

 

Un’affascinante piccola città di articolati volumi ti accoglie nella penombra della Permanente di Milano, quasi un teatro silente approntato per l’evenienza, ma senza una particolare, evidente, intenzione.

Disegnato da Charlotte Macaux Perelman e Alexis Fabry, lo spazio è connotato da grandi volumi che contengono le collezioni di Hermès Maison e sono delle vere e proprie architetture rivestite da piastrelle quadrate, ma irregolari.

Le superfici vibrate delle decine di migliaia di tessere marocchine zellige di terracotta smaltata, dai colori caldi e coinvolgenti, creano la curiosità di capire il perché di un allestimento tanto maestoso, quanto minimale. Si trova sempre un’apertura, una varco, nelle pareti e si entra, accolti costantemente dal leit motif a tessere quadrate, ma di diverso colore rispetto all’esterno, per scoprire piccoli mondi fatti di oggetti raffinati, tessuti preziosi più nel disegno che nel materiale, tutti accolti su scale rigorosamente in modulo che scendono, salgono, si aprono e si chiudono sottolineate dalla luce che sapientemente le disegna.

Per accomiatarsi si beve un karkadè nel bar a righe bicolori bianche e verdi, guardando dall’ingresso l’installazione che esce dall’oscurità, soddisfatti e appagati da un viaggio nello spazio astratto del mondo di Hermès, un mondo duale come il marchio – sembra un cavallo, ma sono due – fatto di una cultura del prodotto basata su materiali come il bambù, il cuoio, il sughero e le laccature.

Una lezione di stile, di comunicazione, di capacità artigianale, industriale e allestitiva che rimarrà uno dei migliori ricordi di questa design week milanese 2018.

 

 

 

 

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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