Marmomac 2018. Focus on Percorsi d’Arte
La seconda tappa del nostro avvicinamento alla fiera internazionale del settore litico (Verona, 26-29 settembre) è dedicata a “Percorsi d’Arte”, la mostra che, all’interno del padiglione The Italian Stone Theatre, apre al dialogo tra produzione artistica e nuove tecnologie. Ecco finalità, protagonisti e opere attraverso le parole del curatore Raffaello Galiotto
Percorsi d’Arte per la prima volta apre a Marmomac un dialogo con la produzione artistica. Qual è la finalità di questa mostra?
“Percorsi d’Arte vuole essere un avamposto esplorativo in cui sperimentare come può essere lavorata la pietra in campo artistico attraverso l’impiego delle moderne tecnologie. Oggi è comune che i robot vengano impiegati per sbozzare le figure e alleviare la fatica fisica, altrimenti necessaria, per rimuovere la materia in eccesso dal blocco; non è invece altrettanto comune utilizzarli fino a finitura dell’opera. Normalmente le opere di marmo lavorate meccanicamente vengono poi rifinite a mano perdendo, a mio avviso, quella che possiamo definire la cifra della nostra contemporaneità, scritta attraverso l’impiego delle macchine, degli utensili e dei software. Le opere in questa mostra saranno eseguite esclusivamente con le macchine robotizzate per dare uno stimolo propulsivo allo sviluppo di queste tecniche e al loro impiego da parte degli artisti”.
State pensando a una liaison con ArtVerona?
“Penso che l’unione di marmo, tecnologia e arte potrebbe essere un’interessante opportunità per connotare maggiormente la manifestazione d’arte veronese (in calendario dal 12 al 15 ottobre a Veronafiere, ndr.) con un’attività avanguardistica di estremo interesse”.
Come si coniuga, nell’opera d’arte, l’interazione uomo-macchina? Qual è il rapporto tra atto creativo e tecnologia?
“L’uomo si è sempre servito di utensili per lavorare le materie dure; oggi dispone solamente di utensili più sofisticati e performanti. Personalmente credo non sia in discussione il rapporto tra atto creativo e tecnologia ma tra atto creativo e materia, lavorare il marmo è molto diverso che lavorare un materiale artificiale. Questa materia ci costringe a confrontarci con il tempo, la natura ravvivando il nostro rapporto atavico con questo materiale, la tecnologia ci permette di lavorarlo meglio, limitando gli sprechi e con risultati sorprendentemente innovativi. Non si tratta di riprodurre il già fatto o di farlo più velocemente ma di pensare e creare opere nuove, con nuove modalità. È ovvio che il creativo deve conoscere e padroneggiare la tecnologia ma i giovani lo sanno fare e sono certo che in futuro svaniranno anche tante titubanze e preconcetti”.
Chi sono gli artisti invitati e quali tipologie di marmo sono state utilizzate?
“Gli artisti coinvolti in questa mostra hanno tutti una buona esperienza nella lavorazione numerica del marmo. Ho avuto modo di conoscerli in varie occasioni e seminari sulla creatività e robotica: penso che insieme a loro si possa veramente fare il punto sullo stato dell’arte della lavorazione digitale del marmo. Nella mostra dovranno confrontarsi con una lastra di marmo dalle dimensioni stabilite e uguali per tutti, questo anche per spingerli a contenere l’uso della materia e a valorizzarla al meglio.
Jon Isherwood è americano, insegna al Bennington College VT ed è presidente del Digital Stone Project; lavorerà con Garfagnana Innovazione su una lastra di Grigio Bardiglio. Il suo progetto nasce dalla modellazione 3d di una superficie che, compenetrandosi con il suo doppio specchiato, origina delle aperture come una sorta di diaframma litico poroso. La realizzazione è a robot antropomorfo con utensili diamantati.
Nicolas Bertoux è di origine francese ma abita a Seravezza (Lucca) dove ha il suo laboratorio di scultura. La sua opera «Houle» è singolare perché traduce la lavorazione a disco, che un tempo faceva manualmente, in modalità numerica cercando in questo modo di migliorare e rendere ripetibili e controllati gli innumerevoli solchi di affondo del disco sulla superficie lapidea. In quest’opera lavora con centro di lavoro Emmedue, software DDX su marmo Grigio Bardiglio di R.B.Marmi
Sylvestre Gauvrit si è diplomato all’accademia di Belle Arti di Carrara e ora vive in Olanda. È uno scultore che utilizza la tecnologia con grande interesse. Le sue forme svolazzanti assumono con la lavorazione numerica la precisione e il rigore di chi non lascia nulla al caso, gestendo e giocando con la texture originata dall’utensile durante il suo passaggio sul Bianco di Carrara. «Andante ma non Troppo» è il titolo dell’opera eseguita con fresa a controllo numerico di Denver”.
Infine è lo stesso Galiotto, designer e sperimentatore delle tecnologie per la lavorazione lapidea, a cimentarsi nell’opera “Atollo”, lavorata a taglio con robot a filo diamantato T&D Robotics su marmo di Carrara di GDA Marmi e Graniti. I 45 elementi lamellari ondulati che la compongono sono stati generati con software parametrico con lo scopo di ottenere, una volta tagliati e montati alternati uno sull’altro, una forma complessa e chiusa attraverso un processo a forte riduzione di scarto.
Immagine di copertina: l’artista Nicolas Bertoux al lavoro. Copy Stefano Baroni
AUTORI E AZIENDE PARTECIPANTI
Nicolas Bertoux / G.R. MARMI, EMMEDUE, DDX
Jon Isherwood / GARFAGNANA INNOVAZIONE
Raffaello Galiotto / T&D ROBOTICS, GDA MARMI E GRANITI
Sylvestre Gauvrit / DENVER, TAGLIO
Si laurea nel 2002 in Lettere Moderne (indirizzo storico-artistico) all’Università degli Studi di Trieste con una tesi di ricerca in Storia Medievale. Dopo un master in Art and Culture Management al Mart di Rovereto e uno stage presso “Il Giornale dell’Arte” (Società Editrice Umberto Allemandi & C, Torino) alterna didattica e collaborazioni editoriali ad attività di comunicazione e ufficio stampa. Attualmente svolge attività giornalistica occupandosi di temi artistico-culturali. Dal 2008, a seguito di un’esperienza in redazione, collabora con “Il Giornale dell’Architettura” per il quale segue fiere di settore e format speciali. Nel 2016, in occasione della 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, ha ideato e gestito il progetto “Speciale Biennale Live”. È corrispondente de “Il Giornale dell’Arte” e curatore del supplemento “Vedere a Venezia”