Vincenzo Latina, Torre d'ingresso ad Ade, lago Averno, Tempio di Apollo

Focus su “Architetture per l’acqua”

Marmomac 2018. Focus su “Architetture per l’acqua”

La terza tappa del nostro avvicinamento alla fiera internazionale del marmo (Verona, 26-29 settembre) è dedicata alla mostra che, all’interno del padiglione The Italian Stone Theatre, propone tre torri litiche realizzate da altrettanti architetti di fama per interpretare il binomio pietra-acqua. Il curatore Vincenzo Pavan ce ne parla in anteprima

 

La mostra “Architetture per l’acqua”, riallacciandosi al tema di questa 53° edizione di Marmomac, affronta il tema del rivestimento di facciata. Può anticiparci dettagli e peculiarità di questi lavori, inclusa la scelta dei diversi materiali?

Architetture per l’acqua presuppone un affaccio sull’acqua delle tre torri di cui si compone questa scenografia litica. Le costruzioni prospettano su un’ampia superficie liquida in cui si riflettono moltiplicando l’effetto di verticalità impresso dalla loro forma. A idearne l’ascensionalità sono stati chiamati architetti che nel corso della loro attività hanno sperimentato, in modi diversi, l’uso della pietra nelle loro opere. Vincenzo Latina, spirito mediterraneo che sulla pietra ha fondato la propria concezione di architettura, ci propone un progetto evocativo del mondo sotterraneo ove nel grande blocco litico che utilizza le cromie scure del granito grigio, si apre una porta d’accesso all’Ade.

Un’opposta interpretazione del binomio pietra-acqua viene data da Aldo Cibic, che lega la sua composizione alla vitalità della natura. La torre di pietra, in questo caso di Marmo di Carrara nelle sue tonalità classiche Bianco e Bardiglio, viene colonizzata da erbe e spighe di grano mentre una piccola cascata d’acqua rende più efficace l’inclusione della natura nell’architettura.

Il terzo progetto, di AcMe studio, propone una lettura della torre come grande blocco roccioso che offre alla vista le qualità “organiche” della Pietra di Vicenza di cui è composta, ossia la presenza di elementi marini che popolavano i mari tropicali della pianura Padana. Le superfici segmentate con tagli e geometrie sfaccettate rimandano al fronte di una cava e invitano a riflettere sull’origine della materia nella sua sostanza geologica”.

 

In una nota introduttiva lei scrive che l’acqua permette di valorizzare i materiali lapidei esaltandone gli aspetti materico-percettivi. A suo avviso quali sono le tipologie litiche che incarnano questa affermazione e quali gli esempi architettonici che meglio la rappresentano?

“Molte e diverse sono le motivazioni che legano la scelta dei materiali lapidei nel progetto architettonico contemporaneo che si confronta con un ambiente d’acqua: dalla composizione materica alla cromia, al significato simbolico che si intende conferire all’opera. In alcune prevale la scelta di creare una continuità con l’ambiente dove rocce e acqua già convivono e da questa sono originate. È il caso di alcune celebrate architetture realizzate negli ultimi decenni nelle Isole Canarie con rocce vulcaniche locali come il Palazzo del Presidente a Tenerife di AMP Arquitectos o il museo Cesar Manrique a Lanzarote di Palerm e Tabares de Nava. Recentemente a Malta, Renzo Piano ha inoltre utilizzato la pietra calcarea locale per la ricomposizione delle antiche mura urbane e del Nuovo Parlamento della Valletta, in continuità con gli affioramenti rocciosi delle coste dell’isola.

Un intento dichiaratamente simbolico assumono talvolta materiali lapidei estratti in terre lontane rispetto alle opere in cui vengono impiegati. Nella Opera House di Oslo, ad esempio, lo studio Snøhetta ha scelto il marmo Bianco Carrara per creare un vasto parterre di piani inclinati che sprofondano nel Mar Baltico come immense lastre di ghiaccio su cui si erge l’edificio”.

 

In relazione proprio al rapporto tra superfici specchianti e materiale litico in spazi pubblici: a suo avviso quale valore aggiunto conferisce la presenza dell’acqua?

“Molte altre opere contemporanee sono realizzate in contesti d’acqua come waterfront urbani o rive di laghi e fiumi e in ciascuno la scelta del materiale lapideo è scaturita dalle qualità peculiari della pietra in relazione al luogo. La pietra stessa a sua volta richiama l’acqua facendola penetrare all’interno di molte opere sia edifici, sia spazi pubblici creando così un dialogo proficuo tra i due elementi”.

 

 

AUTORI E AZIENDE PARTECIPANTI

Aldo Cibic con Cibicworkshop / ERREBI MARMI

Vincenzo Latina / NIKOLAUS BAGNARA

AcMe studio / GRASSI PIETRE

 

 

Autore

  • Veronica Rodenigo

    Si laurea nel 2002 in Lettere Moderne (indirizzo storico-artistico) all’Università degli Studi di Trieste con una tesi di ricerca in Storia Medievale. Dopo un master in Art and Culture Management al Mart di Rovereto e uno stage presso “Il Giornale dell’Arte” (Società Editrice Umberto Allemandi & C, Torino) alterna didattica e collaborazioni editoriali ad attività di comunicazione e ufficio stampa. Attualmente svolge attività giornalistica occupandosi di temi artistico-culturali. Dal 2008, a seguito di un’esperienza in redazione, collabora con "Il Giornale dell'Architettura" per il quale segue fiere di settore e format speciali. Nel 2016, in occasione della 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, ha ideato e gestito il progetto “Speciale Biennale Live”. È corrispondente de "Il Giornale dell’Arte” e curatore del supplemento “Vedere a Venezia”

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