Lambrate Design District, poca sperimentazione
Dimensione periferica e architettura industriale; sono più suggestivi l’atmosfera o gli allestimenti?
È di certo uno dei distretti che ha suscitato più curiosità negli ultimi anni, da quando si è inserito di prepotenza nel panorama dei design district del FuoriSalone milanese. La sua dimensione periferica, l’architettura industriale, l’atmosfera più informale e, solitamente, meno caotica, finora avevano rivelato Lambrate un distretto dalle grandi potenzialità dove però, molto spesso, le location risultano essere più stimolanti degli allestimenti e delle mostre ospitate.
Lo conferma l’edizione del 2019, in cui per il secondo anno consecutivo il distretto si presenta separato da Ventura, organizzazione con un respiro internazionale, per ritrovare una dimensione locale, più italiana, rafforzando i rapporti con le realtà autoctone. Infatti il Lambrate Design District dal 2017 fa parte del Lambrate District, sostenuto dal Comune di Milano – Assessorato Politiche del lavoro, commercio, moda e design – ed è nato proprio dalla volontà di cittadini, operatori del settore e commercianti locali. L’intento, dopo il successo ottenuto grazie a chi per primo aveva investito nell’ideazione di questo distretto, sembra essere quello di volersi riprendere la gestione in autonomia, per sfruttare al meglio la visibilità data dal FuoriSalone.
Il risultato però non sembra all’altezza degli anni precedenti: poca sperimentazione, poca novità, poca consistenza. Ed è un peccato, vista la bellezza e le possibilità offerte dalla struttura del quartiere e dagli spazi industriali riconvertiti ad arte, che rappresentano un unicum, per quantità e qualità, a Milano.
Nell’edizione 2019, alle location che si snodano nel triangolo tra via Ventura, via Massimiano e via Gaetano Sbodio, quest’anno si è aggiunto qualche altro punto sulla mappa per un totale di 13.000 mq di superficie espositiva. A memoria, un numero inferiore alle edizioni in cui c’era la combinazione Ventura Lambrate. Tra queste, aperta per la prima volta in occasione del FuoriSalone, la Fabbrica del ghiaccio e birra, in via dei Canzi 19, con la mostra “Heineken Unlimited” in collaborazione con Alessi. Ritroviamo poi la consueta collettiva organizzata da promotedesign “Din – Design in”, alla settima edizione, mentre Simone Micheli fa il suo ingresso nel distretto con “Hotel Regeneration” a OfficinaVentura 14. Tutte esposizioni curate ma spesso fini a se stesse, da cui si esce con pochi stimoli. Mentre, se si vuole godere del meglio del distretto bisogna salire al rooftop Panoramix, in via Ventura 15: una terrazza su Milano, dove prendersi una pausa dal vortice del FuoriSalone, tra piante, sdraio, cocktail, buona musica e un po’ di design.
Infine, una piccola chicca. Fuori dal circuito ufficiale del Lambrate Design District, ma all’interno del quartiere, in via Conte Rosso 22, troviamo la mostra “Politics”, curata da Marcello Pirovano e Patrizia Bolzan presso Subalterno 1, galleria indipendente di design, votata all’autoproduzione. Qui 19 designer, tra cui Giulio Iachetti, Odoardo Fioravanti con lo special guest Ugo La Pietra, hanno realizzato una serie di artefatti che affrontano tematiche politiche e sociali con il potere creativo e spesso ironico del design, al motto di «Trasformare il design per trasformare il mondo».