Tra Porta Romana e Porta Vittoria: Parenti District Art&Design
Da area ai margini degli eventi a centralità della settimana milanese del design grazie a Teatro Franco Parenti, Cascina Cuccagna, Paola Lenti e One Works
Nella Milano felicemente stravolta dal Fuori Salone, l’area tra Porta Romana e Porta Vittoria è un’eccezione. Tradizionalmente rimasta ai margini degli eventi, la zona (pardon, il district) ha conquistato una sua centralità in questa edizione 2019 grazie all’iniziativa del Teatro Franco Parenti. Un ruolo giocato però all’insegna di misura, rigore e understatement con location degli eventi ben nascoste dietro facciate e cortine edilizie.
Paradigmatico così che l’iniziativa più importante avvenga nella Palazzina dei Bagni Misteriosi, alle spalle del Teatro, elegante edificio anni trenta, ben recuperato: “Immersione Libera” è una mostra di arte contemporanea (organizzata da Marina Nissim, aperta fino al 18 maggio) che occupa affascinanti spazi con le creazioni di 12 giovani artisti. Il tratto identitario è una forte interazione tra opera e luogo, un processo di ibridazione che colpisce più dei singoli lavori e che si allarga agli spazi del Teatro, animati da Rum, una rivista svedese di architettura e design, e da Galleria Blanchaert, in un percorso piacevole, forse per merito dell’architettura stessa più che delle varie installazioni e proposte. E soprattutto degli stimolanti spazi aperti delle piscine: qui è Mosca Partners ad animare la superficie d’acqua con percorsi e moduli abitati e, fatto più sorprendente, con una performance a ciclo continuo con 8 attori chiamati ad effettuare coreografie ispirate al tema dell’abitare.
Non lontano è Cascina Cuccagna ad offrire un percorso per certi versi analogo. Scrigno affascinante, ben conservato e molto dinamico, titolo ambiziosissimo (“De Rerum Natura. Rinascimento”), unica curatela (Matteo Ragni) ma una pluralità di offerte. Che, come spesso accade in queste situazioni, colpisce più per quantità che per qualità.
Lo sfondo è quello della Natura come occasione per costruire, nel ricordo di Leonardo, il Rinascimento futuro: costruito intorno all’accumulazione di azioni, concetti e prodotti, dall’orto portatile all’inquinamento da plastica dei mari. Nel percorso Laura Traldi presenta “Design Collision”, che attraverso 15 progetti vuole suggerire che “nell’era dell’Antropocene, una vera rinascita può esistere mettendo al centro non più l’individuo ma la collettività – cioè l’uomo nel suo contesto sociale e naturale”.
È l’approccio che sviluppa anche Paola Lenti negli affascinanti spazi ex industriali di Fabbrica Orobia: interni che fanno da scena ad arredi di esterni, dove è il verde (nelle sue molteplici forme) a svolgere il ruolo di collante dei tanti, coloratissimi, elementi di design. Con un effetto degno di una storia magica ambientata in un bosco incantato.
Sempre sostenibilità, nel senso ampio, per l’evento targato One Works (il primo studio italiano per fatturato, focus soprattutto sulle infrastrutture) che, nella nuova sede di via Sciesa (questo invece un ex garage), propone “WAVES”, installazione vegetale con alghe vere di Francesca Benedetto, come occasione per approfondimenti sui temi climatici.
Nato nel 1978, vive e lavora a Como di cui apprezza la qualità del paesaggio, la tradizione del Moderno (anche quella svizzera, appena al di là di uno strano confine che resiste) e, soprattutto, la locale squadra di calcio (ma solo perché gioca le partite in uno stadio-capolavoro all’architettura novecentesca). Unisce l’attività professionale (dal 2005) come libero professionista e socio di una società di ingegneria (prevalentemente in Lombardia sui temi dell’housing sociale, dell’edilizia scolastica e della progettazione urbana) a un’intensa attività pubblicistica. È giornalista free-lance, racconta le tante implicazioni dei “fatti architettonici” su riviste e giornali di settore (su carta e on-line) e pubblica libri sui temi del progetto. Si tiene aggiornato svolgendo attività didattica e di ricerca al Politecnico di Milano (dove si è laureato in Architettura nel 2003), confrontandosi soprattutto con studenti internazionali. Così ha dovuto imparare (un po’) l’inglese, cosa che si rivela utilissima nei viaggi che fa, insieme anche alla figlia Matilde, alla ricerca delle mille dimensioni del nostro piccolo mondo globale