Tye Farrow, una salutogenesi per l’ambiente costruito
Un’architettura generatrice di salute è la proposta dell’architetto canadese nel suo libro Constructing Health
Published 28 settembre 2023 – © riproduzione riservata
Nella cultura occidentale moderna quando si parla di salute, quasi automaticamente, il nostro pensiero si focalizza sulla malattia. Troppo spesso adottiamo un approccio difensivo, patogenetico, teso solo alla limitazione dei danni. Opposta è la visione di chi, concentrandosi sul benessere psicofisico, suggerisce strategie generatrici di salute: un approccio che molto ha in comune con la visione olistica delle antiche medicine tradizionali, definito dal medico e sociologo Aaron Antonovsky con il termine di salutogenesi.
Nel libro Constructing Health, Tye Farrow, architetto canadese attivo sullo scenario internazionale, propone di applicare i principi della salutogenesi all’ambiente costruito. Partendo dalle ricerche che hanno consolidato l’esistenza di una continuità tra cervello, corpo e ambiente, e considerando l’influenza, scientificamente riconosciuta, che il costruito ha sullo stato di benessere psicofisico, Farrow sostiene che non sia sufficiente cercare di limitare i danni provocati, ma che l’architettura debba diventare essa stessa uno strumento che contribuisce a generare la salute. Il libro descrive alcuni tra i più rilevanti riferimenti scientifici che la ricerca ha prodotto e offre una panoramica dei progetti sviluppati nello studio di Farrow sulla base di queste premesse. Se la ricerca neuroscientifica si sta con decisione orientando sul rapporto con l’architettura, ancora limitati sono i casi in cui si rileva una sua consapevole traduzione in forme costruite. Il libro di Farrow appare interessante proprio per il suo connettere ricerca e pratica.
La Coerenza di Antonovsky
Fondamentale nel suo impianto teorico è il concetto di Coerenza di Antonovsky, ovvero “L’orientamento globale che esprime la misura in cui si ha un pervasivo, duraturo anche se dinamico senso di fiducia nel fatto che l’ambiente, sia personale interno che esterno, sia prevedibile e che ci sia un’alta probabilità che le cose funzioneranno così come ci si può ragionevolmente aspettare” (Antonovsky, 1979, p. 123). La presenza di coerenza nella percezione della realtà sarebbe in grado di generare salute. Questa intuizione del medico newyorkese, come solo a volte traspare nel testo di Farrow, è oggi ben supportata scientificamente dalle teorie sulla percezione, che proprio sulla congruenza tra proiezione interna e percezione esterna hanno molto lavorato.
Trasponendo la teoria di Antonovsky in ambito architettonico, l’autore suggerisce di interrogarsi sui tre elementi propri della coerenza (Maneggevolezza, Comprensibilità e Significato) suggerendo, per esempio, di interrogarsi sul grado di leggibilità dello spazio, sulla facilità e intuibilità della sua fruizione e sul significato profondo di alcuni elementi in determinati contesti.
Per spiegare i meccanismi dell’esperienza della realtà, Farrow si rifà alla teoria costruttiva della percezione e delle emozioni. La percezione della realtà si basa su una continua sovrapposizione tra input dall’ambiente diretti al nostro corpo e le previsioni che il cervello elabora sulla base di schemi costituiti da esperienze precedenti e meccanismi biologici personali. Utilizzando tali schemi, l’architetto può concepire luoghi che favoriscano la costruzione di esperienze coerenti perché in grado di accogliere le diverse proiezioni emotive delle persone.
Nel processo, secondo Farrow, un ruolo interessante viene attribuito all’ambiguità di alcuni stimoli. Una leggera irregolarità, una dissonanza, un elemento evocativo possono rendere più interessante un’esperienza di per sé già coerente. Per poter costruire, il cervello deve compiere del “lavoro extra” che stimola la creatività, generando stupore e piacere.
Da qui l’importanza del concetto di Enriched Environment, messo a fuoco attraverso alcune ricerche condotte in laboratorio sui danni cerebrali prodotti dalla continua percezione di ambienti spogli ed insignificanti, il cui caso limite è la cosiddetta White Box usata, non a caso, come strumento di tortura. Un ambiente “arricchito” è tale se consente la possibilità di utilizzo di elementi e forme dello spazio in grado di stimolare interazioni con l’utente. Per la concezione di un’architettura salutare (Arricchito) Farrow suggerisce, inoltre, alcune parole chiave: Generosità, Varietà e Vitalità, Autenticità, Speranza, Natura, Silenzio, Fermezza e Solidità.
Alcuni progetti
Nella seconda parte del libro vengono presentati alcuni progetti in cui, seguendo la linea della salutogenesi, viene chiarito l’uso del corpus teorico come strumento di progettazione. Se in alcuni casi la trasposizione architettonica di alcuni elementi metaforici può risultare troppo letterale, soprattutto alla luce dell’importanza attribuita all’ambiguità percettiva, i risultati più interessanti emergono nei casi in cui il principio teorico non si condensa nella forma di singoli elementi architettonici, ma nella struttura fondativa dell’intero intervento.
Parlando del progetto dello studio RVTR per la barriera anti-suicidi per il Prince Edward Viaduct a Toronto, Farrow scrive: “[…] la Luminous Veil è stata una grande risposta progettuale a una domanda sbagliata. Il concorso ha posto la domanda patogenetica di come fermare le morti al posto di quella salutogenetica di come causare salute” (Farrow, 2023, p. 130). La proposta di Farrow applica, invece, il modello del ponte abitato in cui attività commerciali, percorsi pedonali e ciclabili creano un vero e proprio luogo della città di cui le persone si potrebbero riappropriare.
Nei progetti residenziali risultano interessanti i tentativi di stabilire un contatto con l’ambiente esterno e la natura. Lucernari e schermature di facciata che producono all’interno ombre che variano a seconda della luce esterna fanno in modo che chi si trova all’interno possa percepire lo scorrere del tempo e delle stagioni.
Negli edifici scolastici il tentativo è quello di proporre luoghi con un giusto equilibrio nella presenza di stimoli per “favorire la capacità di pensare, creare, concentrarsi e interagire con gli altri” (Farrow, 2023, p. 160). I principi dell’ambiguità positiva e dell’ambiente arricchito si traducono in elementi in legno lineari e curvi che sovrapponendosi evocano geometrie frattali e incoraggiano l’esplorazione sia fisica che mentale dello spazio.
Ampio spazio viene dedicato infine agli edifici per la salute. Sottolineando il riavvicinamento contemporaneo nella cultura sanitaria a una visione più olistica di cura, gli edifici proposti non si limitano a risolvere questioni funzionali, ma diventano dei luoghi in cui ci si prende cura della persona nella sua totalità. Grande rilievo viene dato all’esperienza emotiva, alla necessità di abbassare il livello di stress e di evocare il sentimento della speranza.
A tal proposito sono esemplari le camere per la radioterapia del Thunder Bay Regional Hospital Cancer. Grazie a uno studio approfondito sul decadimento delle radiazioni si è potuta eliminare la porta di acciaio di accesso ai bunker e aprire un lucernario attraverso cui i raggi del sole illuminano una vasca di piante sottostante. Inoltre il macchinario per il trattamento è stato collocato in modo da non ostruire la vista verso le piante al momento dell’ingresso. Piccole ma efficaci scelte di progetto che denunciano un profondo intento di cambiamento.
Architetto, a Milano guida TA TUNING ARCH, società dedicata all’applicazione delle neuroscienze al progetto architettonico che vanta interventi nel settore dell’housing sociale, delle residenze per anziani, ospedali, aeroporti, logistica, scuole, uffici. Ha fondato e dirige NAAD Neuroscience Applied to Architectural Design, ad oggi nel mondo il primo Master internazionale nato sullo stesso tema, all’Università Iuav di Venezia. Ha co-fondato la nuova rivista «Intertwining», sul rapporto tra scienza, cultura umanistica e architettura, edita da Mimesis International. Ha pubblicato “L’architettura delle differenze” (2013) e “Tuned Architecture” (con Vittorio Gallese, 2016), oltre a saggi e articoli in varie riviste d’architettura. Sempre presso Mimesis è stato pubblicato “Tuning Architecture with Humans” (2023)