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Austria: ascoltare la terra

Austria: ascoltare la terra

Con “Austria Makes Sense” Querkraft Architekten riconciliano tecnica e cultura reinterpretando tratti distintivi dell’architettura islamica

 

Published 1 dicembre 2021 – © riproduzione riservata

Si potrebbe definire, quella austriaca, una scelta coraggiosa e controcorrente, in mezzo alla propaganda autocelebrativa di presunti primati tecno/culturali. Di contro è quasi negando la propria identità, decidendo di non esibire i propri stereotipi architettonici, paesaggistici e sociali, evitando di partecipare alla volgare competizione a chi fa sfoggio più sfrontatamente delle proprie risorse, che abbraccia appieno quello che dovrebbe essere lo spirito di un’esposizione universale: un laboratorio, una fucina d’idee brillanti ma discrete che s’inseriscono in un contesto geopolitico. In questo caso, quello del vivere e costruire agli estremi climatici ed economici, è un tema sempre più attuale suggerito in modo chiaro da una delle aree tematiche di quest’Expo, quella della “Sostenibilità”.

 

Austria nell’area Opportunità

Tuttavia l’Austria si trova nell’area delle “Opportunità”, rendendo il proprio contributo ancora più significativo, come se in realtà fosse tutto un pretesto per puntare ad altro, ed in effetti lo è, visto che la pianta include, oltre alle zone di servizio ed espositive, cinque aree sensoriali che immergono i visitatori in altrettante suggestive esperienze immersive.

Circondato da colossi che lo sovrastano in altezza, la maggior parte dei quali potrebbe essere collocato in modo arbitrario ovunque nel mondo, quello austriaco è probabilmente l’unico padiglione a insediarsi perfettamente in quella fascia climatica torrida dei paesi desertici. Sembra interrogarsi in modo concreto su cosa voglia dire fare architettura sostenibile negli Emirati Arabi Uniti, un paese con un clima inospitale per gran parte dell’anno, giovanissimo sia anagraficamente che demograficamente, in bilico tra ancestrali retaggi tribali e l’aspirazione a emanciparsi dall’ancor forte colonialismo culturale, eleggendosi a catalizzatore d’innovazione e imprenditorialità per tutta l’area del Golfo Persico.

Fino a poco tempo fa, costruire qui equivaleva a creare dei sistemi chiusi, degli involucri sotto vuoto perfettamente isolati dalla calura esterna, sostenendone un microclima opposto a suon di petrodollari. Una recente necessità di abbattere uno scomodo primato d’inguaribile paese sprecone di risorse ha volto lo sforzo di alcuni alla messa a punto di macchine ad orologeria perfettamente sincronizzate con i ritmi circadiani e stagionali per favorire, tramite la tecnologia di simulazioni e apparati, un comfort climatico ottimale, ad una spesa ambientale più bassa possibile.

Un’ultima direzione cerca di riconciliare l’aspetto tecnico e quello culturale, come se si volesse adottare il buon vecchio rimedio della nonna, attingendo dalla tradizione popolare del costruire compassionevolmente secondo natura, in un equilibrio di materiali, proporzioni, orientamenti e buon senso, sedimentato da millenni di esperienza.

 

Querkraft Architekten: un congegno a basso contenuto tecnologico

Per Querkraft, lo studio austriaco incaricato della progettazione, la scelta è stata evidentemente quest’ultima, quella di non volere necessariamente fornire una soluzione preconfezionata ma di studiarla e costruirla dal basso considerando le tradizioni, l’identità, la natura e lo spirito del luogo. Il risultato è, più che un’architettura in sé, un linguaggio costruttivo che reinterpreta e fonde tratti distintivi dell’architettura islamica.

Il locale camino solare (barjeel o torre del vento), il porticato ad archi (riwaq) e la corte piantumata (sahn), sono i secolari metodi di ventilazione passiva che concorrono a mitigare gli eccessi del clima locale. Tutti questi dispositivi si ritrovano in un unico elemento prefabbricato a tronco di cono che, nonostante la rigida maglia compositiva, riesce a modularsi in una varietà di spazi per niente scontati, di scala e complessità differenti, a tratti più permeabili all’ambiente esterno e a tratti più raccolti e privati.

Questo congegno climatico a basso contenuto tecnologico riesce, anche tramite un rivestimento interno d’intonaco argilloso, a consumare un quarto di un’equivalente costruzione convenzionale negli Emirati, assicurando una temperatura fino a 10° C inferiore a quella esterna. Una lezione di civiltà e morigerazione quasi sussurrata, che invita a fermarsi e riflettere, e forse nella cacofonia di un’esposizione universale potrebbe passare sfortunatamente del tutto inascoltata.

 

Austria Makes Sense
Cliente: Ministero degli Affari digitali ed economici, Camera Economica Federale Austriaca
Completamento: 2021
Area: 1.600 mq
Architetti: Querkraft Architekten
Gestione del progetto: Werner Consult
Ingegneria climatica: Ingenieurbüro Jung
Ingegneria strutturale: Werkraum Wien/WME Engineering Consultants
Altri consulenti: Obkircher Plus, Kieran Fraser Landscape Design, Green4cities
Progettazione espositiva: Büro Wien/Ars Electronica Solutions

 

Autore

  • Ivan Parati

    Designer, focalizza la sua ricerca ed i suoi esperimenti didattici su modularità, geometria e commistione tra manualità e fabbricazione digitale, incline all’innovazione ma conscio delle insidie che la tecnologia potrebbe tendere alla nostra società. Appartiene da oltre un decennio alla scena culturale degli Emirati Arabi, partecipando a fondare e sostenere diverse iniziative, al fine di creare un dialogo tra l’industria e la comunità creativa locale con workshop, seminari, installazioni, mostre e progetti di ricerca. Insegna disegno industriale presso la scuola di design della Xi'an Jiaotong-Liverpool University di Suzhou in Cina

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