Gran Bretagna: scripta manent
Il padiglione-esposizione collettivo dell’artista Es Devlin, che si avvale dell’intelligenza artificiale e si manifesta nella grande facciata-schermo
Published 1 dicembre 2021 – © riproduzione riservata
Nel 1968 Dubai cessa di essere protettorato della Gran Bretagna ma, indiscutibilmente, i legami economici, culturali e politici tra le due nazioni sono ancora forti. Il padiglione UK a Expo 2020 riveste quindi importanti significati, anche simbolici.
L’idea è fondata direttamente su uno degli ultimi progetti del famoso scienziato britannico Stephen Hawking, denominato “Breakthrough Message“. Una competizione globale che lo scienziato e i suoi colleghi hanno concepito nel 2015, invitando il mondo a considerare quale possa essere il messaggio da comunicare per esprimere noi stessi come pianeta ad altre civiltà nello spazio.
Un edificio che diventa esposizione
Es Devlin, autrice del progetto, artista e scenografa divenuta famosa per aver disegnato set per importanti rockstar, rappresentazioni teatrali ed eventi globali, riapre l’interrogativo: “Che cosa accadrebbe se il padiglione diventasse un luogo in cui visitatori da tutto il mondo prendessero parte a un progetto globale collettivo che, trascendendo le identità nazionali, mettesse in mostra l’esperienza britannica in tecnologie di intelligenza artificiale e poesia?”.
Secondo l’artista, l’edificio in sé è l’esposizione. Un poema generato quotidianamente dall’intelligenza artificiale grazie all’interazione dei visitatori che immettono singole parole attraverso la lettura di un QR Code. Si completerà solo al termine dell’Expo. Ogni giorno è dunque porzione dell’intera composizione.
Es Devlin avvia gli esperimenti sul poema collettivo alla Serpentine Gallery nel 2017, insieme ad Hans Ulrich Obrist, legando la parola all’intelligenza artificiale. Sempre a Londra, nel 2018, nell’esperimento denominato “Feed the Lions”, il poema ruggiva fuoriuscendo dalla bocca di un leone rosso fluorescente a Trafalgar Square.
Qui all’Expo, dal singolo visitatore il messaggio si trasforma, grazie all’apparato tecnologico che è l’architettura, in voce collettiva, dalla singola entità si passa alla società intera, globale. L’intelligenza artificiale assembla gli apporti dei singoli, “cucendoli” insieme. Il messaggio viene ampliato dimensionalmente, e la grande facciata del diametro di 20 metri diviene un grande schermo proiettante, posto lungo uno degli assi pedonali principali di Expo.
Una raffinata tecnologia a “bassa definizione”, un vero poema “indipendente” dalle decisioni umane, che viene generato attraverso le possibilità infinite date dell’algoritmo. La tecnologia diviene in sé non solo strumento, ma forza generativa con propria capacità poetica. Nel messaggio vengono superate le barriere sia linguistiche che di provenienza degli autori-visitatori, accolti tutti nella composizione riverberata in facciata.
L’architettura bipartita
Compositivamente il progetto consiste di due parti: il basamento ascensionale e la grande struttura tronco-conica, composta dalle lunghe doghe in legno lamellare a sbalzo, che ospita in facciata un’installazione digitale e accoglie al suo interno uno spazio multimediale gradonato.
L’interno, definito come “spazio corale”, è il luogo dove avviene la digitazione delle parole, passando da una dimensione personale a una globale. Le parole immesse scorrono orizzontalmente sulla plancia di comando, prima di essere “sparate” nello spazio infinito del web e in quello fisico dell’Expo.
La riverberazione del testo ha vari canali di propagazione e, quindi, di fruizione, che vanno dalla lettura diretta in situ ai collegamenti via web che ne permettono la fruizione da remoto. Lo spazio interno è anche paesaggio sonoro.
La composizione musicale ha come tema “Innovare per un futuro condiviso” e riflette sulla diversità culturale e sulla storia del Regno Unito e del mondo, attraverso un’unione di generi e suoni. Il brano musicale vuole essere unica voce della Terra.
La forma del padiglione, riconducibile geometricamente a un tronco di cono, ricorda uno strumento musicale, gigantesco megafono in grado di amplificare i messaggi donati dal visitatore. La moltiplicazione scalare è sottolineata dalla sezione longitudinale che si amplia verso il prospetto principale, ricordando i famosi manifesti costruttivisti di Rodchenko, così come le sue composizioni diagonali.
Mentre l’artista del movimento costruttivista sovietico rappresentava, attraverso tecniche manuali e tipografiche, l’amplificazione dei messaggi allora verbali o radiofonici, oggi Es Devlin attraverso l’intelligenza artificiale propaga un poema collettivo nell’infinita “rete digitale”.
Il padiglione sembra dunque cogliere diverse influenze artistiche, ricordando anche l’opera concettuale di Barbara Kruger con il suo lavoro sulla parola. Le testate proiettive a tecnologia LED delle travi focalizzano l’attenzione sull’importanza crescente degli algoritmi nel quotidiano, mentre la “casualità” del risultato sottolinea la “diversity” consolidata del Regno Unito.
Innovating for Shaping the Future
Committente: U.K. Department for International Trade (DIT)
Progettista: Es Devlin Studio
Comunicazione: Avantgarde
Strutture: Atelier One
Progetto esecutivo: Veretec
Impresa di costruzione: PICO Group and McLaren
Realizzazione: 2021
Laureato con lode alla Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma (1997). Partecipa a concorsi di architettura, ottenendo numerosi riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale. Riceve incarichi pubblici e privati, occupandosi di progetti e realizzazioni alla piccola e grande scala, ottenendo riconoscimenti e pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali di settore. Suoi progetti sono stati esposti a Pechino (Beijing Design Week), Dubai (Dubai Design Week), Sharjah (1971 Design Art Gallery) e Roma (Casa dell’Architettura). Nel 2019 è parte di un team internazionale per la cura del Padiglione degli Emirati Arabi Uniti alla Biennale di Architettura di Venezia 2020, rivestendo il ruolo di progettista per l’allestimento del Padiglione. In anni recenti, ha concentrato la propria attività in Cina in partnership con Susanna Ferrini, vincendo concorsi di progettazione nell’ambito del recupero del patrimonio e realizzando allestimenti per mostre archeologiche