Progettare la salute
L’ambiente costruito è biologicamente fondamentale per la promozione del benessere emotivo
Published 20 settembre 2023 – © riproduzione riservata
Ippocrate (medico greco vissuto nel IV a.C.) riteneva che il benessere fosse uno stato di armonia tra se stessi e l’ambiente circostante, e che tutto ciò che riguardava la mente si riflettesse inevitabilmente sul corpo. Già nella Grecia classica si discuteva dell’importanza dell’ambiente costruito, per la salute e per il benessere degli ammalati, e si prendevano in considerazione le cause ambientali, i trattamenti naturali, le terapie in grado di agire sui fattori psicologici, l’alimentazione, lo stile di vita, l’interdipendenza tra mente, corpo e spirito, e la necessità di stabilire uno stato di armonia tra la persona, l’ambiente sociale e quello naturale. L’antico concetto di salute era incentrato sulla salute stessa (e sul benessere) e sui vari modi per migliorarla attraverso approcci olistici.
Dal benessere alla malattia alla cura dell’ambiente per il recupero dei pazienti
Tuttavia, a partire dal 1600 arrivando ad oggi con l’inizio della cosiddetta “modernità”, l’attenzione viene centrata sulla malattia, ovvero solo su come guarire quando si è malati, o su come evitare di contrarre le patologie. Per assistere al riemergere di una visione olistica del paziente dovremo attendere l’infermiera inglese Florence Nightingale che, nel XIX secolo, sviluppata una propria teoria ambientale, incoraggia a prendersi cura dell’ambiente al fine di accelerare i processi di guarigione e migliorare il recupero dei pazienti.
Le evidenze scientifiche indicano oggi, per tutti gli utenti, l’importanza dell’esperienza delle emozioni e degli effetti positivi che l’ambiente può produrre consolidando uno stato di benessere fisico e mentale. Nel caso degli spazi per la cura, gli effetti sulle persone sono ancora più consistenti a causa, da una parte, della situazione di vulnerabilità, preoccupazione e angoscia che affligge i pazienti e, dall’altra, della situazione di stress che affligge il personale medico e di cura.
Architettura per promuovere il benessere emotivo
L’architettura è lo strumento ideale per promuovere lo sviluppo del benessere emotivo attraverso la progettazione di ambienti attenti alle persone, e terapeutici perché in grado di facilitare il recupero. I profili degli utenti sono molteplici e tutti devono poter convivere con facilità all’interno di questi volumi, ovvero nelle strutture sanitarie, poiché tutte le relazioni interpersonali sono fondamentali per favorire il percorso di guarigione dei pazienti.
Si pensi, ad esempio, a ciò che è successo dopo la pandemia, quando il personale sanitario ha iniziato ad abbandonare gli ospedali pubblici a un ritmo allarmante. I progettisti dovrebbero considerare, inoltre, il ruolo di parenti e amici come motivatori, poiché sappiamo come il quadro psicologico del paziente sia cruciale per favorire la sua guarigione. Di conseguenza, gli architetti dovrebbero saper introdurre nuove unità di supporto sia per il personale che per quest’ultimi: luoghi che permettano al personale di riposare e ricaricare le energie, alleggerendo su un lato il lavoro, sull’altro gli sforzi di sostegno degli operatori. È cruciale, perciò, essere consapevoli della responsabilità che assumiamo, come architetti, nel momento in cui diamo forma a strutture che agiscono così profondamente sul benessere emotivo degli utenti.
Una nuova prospettiva
Le neuroscienze sono le discipline che ci aiutano a comprendere come la base biologica del sistema nervoso giochi con quella culturale e, quindi, come l’ambiente costruito influenzi ogni persona, e le nostre relazioni umane. Allo stesso tempo, è essenziale integrare nel processo di progettazione classica anche la filosofia e la psicologia, in modo da poter definire davvero una dimensione olistica della persona, e raggiungere il risultato desiderato. Ben oltre le integrazioni di nuovi apparati tecnologici, quindi, o dell’adesione a nuovi modelli di cura diffusa al di fuori di grandi centri sanitari iper specializzati, le evidenze sottolineano quanto architetture prive di qualità, agendo negativamente sulla dimensione psicologica e neuro-biologica, rendano più lunghi e dolorosi i processi di guarigione.
All’interno di questa rubrica, esploreremo la nuova prospettiva che stiamo cercando di fondare. Lo faremo attraverso una lettura su quattro livelli: la recensione di un libro (Constructing Health di Tye Farrow), il progetto di un nuovo edificio (l’Hospice per Bambini di Renzo Piano a Bologna), un’intervista (Femke Feenstra, architetta a Gortemaker Algra Feenstra) e la pubblicazione di un lavoro di tesi (“The Path. Come migliorare il benessere emotivo di bambini ed adolescenti attraverso l’architettura”).
Architetto, a Milano guida TA TUNING ARCH, società dedicata all’applicazione delle neuroscienze al progetto architettonico che vanta interventi nel settore dell’housing sociale, delle residenze per anziani, ospedali, aeroporti, logistica, scuole, uffici. Ha fondato e dirige NAAD Neuroscience Applied to Architectural Design, ad oggi nel mondo il primo Master internazionale nato sullo stesso tema, all’Università Iuav di Venezia. Ha co-fondato la nuova rivista «Intertwining», sul rapporto tra scienza, cultura umanistica e architettura, edita da Mimesis International. Ha pubblicato “L’architettura delle differenze” (2013) e “Tuned Architecture” (con Vittorio Gallese, 2016), oltre a saggi e articoli in varie riviste d’architettura. Sempre presso Mimesis è stato pubblicato “Tuning Architecture with Humans” (2023)