Padiglione Biennale: Bahrain e la sfida low-tech alla canicola
Il padiglione all’Arsenale presenta un progetto prototipo per uno spazio pubblicato raffrescato naturalmente. E vince il Leone d’Oro
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Non è semplice né comune trovare alla Biennale di Architettura di Venezia un padiglione che offra un’installazione al vero di un prototipo di architettura che valga come sistema e, al contempo, come contributo al dibattito generale.
Un’installazione vera
Il Regno del Bahrain ci riesce con “Heatwawe / Canicola”, questo il nome che è già una descrizione, un programma, un modello.
Arrivando alle Artiglierie dell’Arsenale di Venezia si viene accolti da una copertura bassa e metallica che subito disegna uno spazio altro pur non negando in alcun modo l’antica struttura militare.
Largo e ampio, è delimitato da un’accumulazione di sacchi, usati in verità per arginare le esondazioni, che si offrono subito alla vista come un giaciglio accogliente. Al centro alcune condutture cilindriche verticali suggeriscono il funzionamento della macchina che riesce ad offrire il conforto di un respiro fresco che filtra dalle griglie a soffitto. L’installazione mette in scena un microambiente fatto di temperatura, umidità, condensa che ci invita ad un’esperienza reale basata su un sistema di raffrescamento passivo esterno ispirato alle tecniche tradizionali del Bahrain.
Il sistema di recupero della condensa, prodotta dal punto di rugiada dell’aria umida di Venezia a contatto con le superfici fredde del terreno, dimostra l’adattabilità di un sistema di controllo del microclima che costituisce un significativo miglioramento delle condizioni di vita per tutti e, in tutte le situazioni pubbliche e private, permette di vivere all’aperto anche in luoghi dalle condizioni climatiche estreme per le alte temperature.
Tecnologia e memoria
La macchina, ingegnosa e semplice al contempo, è costituita da un pozzo geotermico e da un camino solare, e si presenta come un modulo flessibile e adattabile a molti contesti proponendo una soluzione tecnologica ispirata alle torri del vento e ai cortili ombreggiati tipici delle regioni del golfo arabo. Ma ciò che è più significativo, e meritevole, è che la soluzione tecnologica non prende il sopravvento sull’architettura, che anzi si esprime in uno spazio di qualità pur nel volume limitato delle Artiglierie.
In questa edizione della Biennale dove la tecnologia è ampiamente indicata come la via per risolvere i mali che affliggono il nostro ambiente e la nostra società, ma spesso dimenticando l’architettura, un padiglione come quello del Regno del Bahrain costituisce una piacevole sorpresa, giustamente premiata con il Leone d’Oro per la migliore partecipazione nazionale. Da notare anche la pubblicazione preparata per l’esposizione, resa disponibile per tutti nel padiglione: “Sweating Assets: On Climate Conditioning and Ecology” fornisce analisi numeriche e saggi.
Vengono riportati i risultati di un’indagine a livello nazionale che ha studiato le infrastrutture di raffreddamento, le loro implicazioni ambientali e la capacità di produrre acqua, il tutto riunito in un ricco carteggio confezionato con una brillante copertina rossa.
Seguendo la tesi dei curatori, la suddivisione delle risorse è un mezzo adattivo di gestione delle stesse, che suppone l’utilizzo dei sistemi esistenti tecnologici esistenti sfruttando al meglio le loro capacità, piuttosto che pensare a soluzioni che li mettano in discussione costringendoci, così, a ripartire da zero. Il punto di partenza sta nel considerare i nostri ambienti costruiti, le infrastrutture e le nostre relazioni come un paesaggio complesso, ricco di risorse, creato dall’uomo e soggetto ad essere depredato.
Un condizionamento sostenibile
Non si tratta di incoraggiare l’uso dei nostri dispendiosi sistemi di raffreddamento, ma di scoprire le possibilità e le soluzioni che il loro uso, necessario, può offrire. Nelle condizioni estreme di caldo e umidità del Bahrain – ma in fondo anche in Italia in certi periodi dell’anno ed in alcune zone non possiamo considerarci così diversi – i sistemi di condizionamento dell’aria producono condensa in quantità elevata che può essere riutilizzata.
In questo modo il “sottoprodotto non intenzionale dell’attività antropogenica” può fornire acqua il cui uso può essere reindirizzato, in una visione dell’ecologia ampia ed efficiente che porta ad una distribuzione delle risorse a fronte di una migliore equità sociale.
Il regno del Bahrain ci ha abituato, nelle sue otto presenze in Biennale, a padiglioni che si sono sempre distinti per la qualità e il rigore del pensiero proposto. Il Leone d’Oro conferito nella presente edizione corona un impegno significativo e costante premiando una “proposta concreta per affrontare condizioni di calore estremo”.
Seguendo le parole dei progettisti “l’architettura deve affrontare la doppia sfida della resilienza ambientale e della sostenibilità”, ma può farlo coniugando la tecnica con la qualità dei luoghi resi disponibili per tutti, con una poetica che ci rinfresca e dona sollievo.
Immagine di copertina: il padiglione del Bahrain all’Arsenale della Biennale di Venezia, 2025 (© Andrea Avezzù, courtesy La Biennale di Venezia)
Heatwave
Padiglione Regno del Bahrain alla 19^ Biennale di Architettura di Venezia
Sede: Arsenale
Commissario: Shaikh Khalifa bin Ahmed bin Abdullah Al Khalifa, Presidente del Bahrain Authority for Culture and Antiquities
Curatore: Andrea Faraguna
Espositori: Andrea Faraguna, Wafa Al Ghatam, Eman Ali, Alexander Puzrin, Mario Monotti
Visitabile fino al 23 novembre 2025

Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015




