Isola di San Giorgio, vista sulla Fondation Cartier

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Isola di San Giorgio, vista sulla Fondation Cartier

Il progetto di Jean Nouvel per Parigi, di prossima inaugurazione, in mostra in un evento collaterale alla Fondazione Cini

 

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Il progetto di Jean Nouvel per la nuova sede della Fondation Cartier a Parigi (di prossima inaugurazione) segna una svolta nella storia recente dell’architettura di questa metropoli. 

 

Un progetto con decenni di storia

Si superano i progetti monumentali per nuove grandi istituzioni/oggetto (si pensi anche solo alla Fondation Louis Vuitton di Frank O. Gehry), come anche gli interventi non sempre empatici su piccoli oggetti architettonici (la Bourse de Commerce rivisitata da Tadao Ando) ma ci si dedica, recuperandoli, a veri e propri pezzi di città. 

E quali brani! Stiamo parlando del grande isolato, figlio del disegno haussmaniano di fine Ottocento, che si situa fra la Place Royal e il Louvre, nel cuore del I arrondissment. Jean Nouvel, con i suoi Ateliers, ha affrontato questo progetto forte di quasi 40 anni di dialogo con la Fondation Cartier, ma, soprattutto, di più di 30 anni di distanza dall’inaugurazione “dell’emblematica sede” di boulevard Raspail a Parigi. Un edificio in vetro e acciaio che ha costituito un punto di riferimento per esterni ed interni che, alla ricerca di una minimalità smaterializzata, ha suggerito per decenni nuove modalità espositive.

La mostra “The Fondation Cartier pour l’art contemporain by Jean Nouvel”, collocata negli spazi della Fondazione Cini sull’Isola di San Giorgio a Venezia nell’ambito degli Eventi Collaterali della Biennale Architettura 2025, ci svela come sarà il complesso alla sua apertura attesa per la fine di quest’anno. 

Dentro la sezione

Un’esposizione che vuole essere all’altezza, anche dimensionale, del progetto che comunica. Si accede nella penombra ad una grande sala costellata di immagini luminose e video che si possono passare in rassegna grazie ad un percorso in quota. Ma ciò che subito ti attrae, e non puoi far altro che avvicinarti per provare l’immersione, è il grande modello elevato all’altezza degli occhi e, magicamente, aperto sul suo asse longitudinale per permetterti di entrare e capire il funzionamento di questa macchina pensata per la creazione artistica contemporanea (e futura). 

Tutto ciò avviene con un procedimento del tutto analogico: la maquette sezionata dell’isolato mette lo spettatore a diretto contatto e in immediata connessione con i metodi del disegno di architettura che solitamente, nelle sezioni, risulta di difficile comprensione ai più. Qui, invece, la percezione e l’esperienza della visita svela perfettamente il potenziale di questo edificio che si può configurare come uno “strumento espositivo dinamico” dotato di piattaforme regolabili nelle posizioni in altezza, ben 5, che a loro volta permettono moltiplicazioni combinatorie di volumi, vuoti, spazi, che ben si offrono ad una programmazione che, da subito, vuole essere multidisciplinare. 

Al di là delle meraviglie tecniche promesse – “soffitti retrattili che modulano la luce naturale e i parapetti meccanici che ampliano o limitano la prospettiva sul paesaggio urbano circostante”, meraviglie che saranno sicuramente efficaci come nella torre scenica di un grande teatro – quello che colpisce è il senso e la visione di una siffatta operazione.

Una macchina, da vedere

Come la ricordata strategia urbana di Barone Haussman aveva alla sua base una concezione ed una aspirazione verso un nuovo modello di città – una città moderna, fatta a immagine e somiglianza di una borghesia illuminata e industriale, lontana dagli spazi angusti della storia e votata ad un avvenire di progresso (che per decenni si vedrà avverato nelle conquiste della scienza e della tecnica) – quello che qui vediamo è sì il superamento di quell’idea di città, ma, in fondo, ne è anche la prosecuzione. 

La città e la sua forma, l’isolato di proporzioni monumentali, è riutilizzabile esaltandone la posizione, ovviamente più che centrale, ed inserendovi raffinati meccanismi che ne permettano il funzionamento in contesti espositivi e di comunicazione non prevedibili al momento, ma ai quali si vuole offrire la cornice di attuazione futura migliore possibile. 

La funzione originaria è totalmente dimenticata – si accetta che la residenza non sia più possibile in spazi così pregiati della città – ma si utilizza la migliore tecnologia disponibile per adattare il luogo all’uso. Come sembrano e sono lontani i tempi nei quali si demolivano tranquillamente Les Halles per far posto ad un’astronave di travi e tubi colorati pensata, in fondo poi non così tanto e non così bene, per l’arte moderna. 

Ora la facies è salva, il tessuto urbano conservato, almeno nella sua metrica, l’utilizzo messo nelle mani del futuro che, in ogni caso, porterà sempre il nome del grande brand che lo ha promosso. Siamo al wonderment in architettura, a firma di un marchio riconosciuto, ma con una meraviglia che evoca, come giustamente nota Antoine Picon nel suo saggio inserito nel volume che accompagna l’iniziativa, molto più Jules Verne e la rappresentazione dell’industria nelle pellicole della prima metà del Novecento, piuttosto che la fantascienza come proposta oggi da Hollywod. L’edificio è fermo, ma si muove nelle sue parti; l’approccio è minimalista, come lo è stato in boulevard Raspail, ma la tecnologia che dà vita alle interiora della macchina è estremamente complessa e stupefacente. Da vedere.

Per questi motivi (e gli altri che troverete), crediamo che, per essere pronti ad una prossima visita al 2 di Place du Palais Royal a Parigi, alla Fondazione Cartier, sia meglio passare prima all’isola di San Giorgio a Venezia, alla Fondazione Cini.

Immagine di copertina: The Fondation Cartier pour l’art contemporain by Jean Nouvel, Biennale Architettura Venezia 2025, Evento collaterale Fondazione Cini (© Alessandro Colombo)

 

The Fondation Cartier pour l’art contemporain by Jean Nouvel 

Evento collaterale della 19^ Biennale di Architettura di Venezia

Sede: Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore

Curatrice: Béatrice Grenier, Fondation Cartier pour l’art contemporain

Espositore: Jean Nouvel 

Visitabile fino al 14 settembre 2025

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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