Padiglioni Biennale: Brasile, questione di equilibri
Un elegante allestimento in legno per un intenso percorso tra natura e città. Storico e attuale insieme
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Published 16 giugno 2025 – © riproduzione riservata
Dal ponte che supera il canale e porta all’area della Biennale collocata sull’isola di Sant’Elena, il padiglione del Brasile si presenta basso e discreto, quasi incastonato nell’ampia costruzione di Brenno del Giudice che, col padiglione Venezia al centro, si dispiega con unità di linguaggio ad ospitare le altre nazioni all’epoca, anni ’30, prive di una propria sede.
Nello spazio restaurato vince il legno
Il restauro del padiglione di Amerigo Marchesin ci dona due bellissime viste sull’area oltre canale della Biennale, interpretando al meglio il ruolo di cerniera sugli assi longitudinale e trasversale.
Viene proposta una riflessione su natura e città con temi comunicati con forza ed eleganza al contempo. Nella prima parte si comprendono gli insediamenti indigeni e la loro maturità urbanistica e territoriale, nella seconda si indagano le tipologie per intervenire nella città contemporanea. L’allestimento di legno naturale sopporta bene la ricca grafica e, nella sala posteriore, un lungo tavolo in equilibrio statico con i pannelli lungo le pareti, ci affascina.
(Re)invention, questo il titolo voluto dai curatori, ci comunica una storia in due atti. Nel primo, ci viene mostrato, grazie a preziose mappe disegnate su supporti in legno naturale che rivestono pareti e pavimento, come, più di 10.000 anni fa, le popolazioni indigene abbiano disegnato i paesaggi che li circondavano, creando infrastrutture sofisticate che coniugavano conoscenze tecniche e strategie di adattamento all’ambiente. È emozionante scoprire che “le foreste della regione sono in gran parte il risultato diretto dell’azione umana, il frutto di un’occupazione equilibrata e di un’attenta gestione della vegetazione, in contrasto con il modello che prevale oggi in Amazzonia, che spesso riduce il paesaggio a uno scenario di devastazione” (Matheus Seco).
Natura, infrastruttura, territorio
Nella seconda parte l’attenzione si sposta sul Brasile contemporaneo esplorando il rapporto tra architettura e infrastrutture.
“Proponiamo una visione delle infrastrutture che vada oltre la sua dimensione fisica e utilitaristica, tenendo conto anche del suo carattere simbolico e sociale…poniamo l’accento su strategie di progettazione che consentono molteplici utilizzi e l’adattamento al contesto, cercando di trascendere l’analisi di casi specifici per riflettere su soluzioni applicabili a realtà diverse” (Eder Alencar).
Così, ad esempio, la Garden_Platform è un giardino lineare che in precedenza richiedeva un’irrigazione costante, ora è integrato con specie autoctone o adattate al clima del Brasile centrale. Il giardino di fiori, erbe e piante della savana nasce, cresce, fiorisce, vive, secondo la stagionalità del bioma dell’Altopiano Centrale su una grande piattaforma con struttura prefabbricata in cemento armato precompresso.
In questo modo, altre strategie progettuali si rivelano come azioni inventive che si appropriano dell’esistente in modo creativo, utilizzando lo spazio costruito come un’opportunità per ridisegnare la realtà.
Elementi e coerenze
Lo spazio è progettato con elementi minimi ed affascinanti, come già ricordato, interpretando la struttura del Padiglione del Brasile, restituita al disegno originario, al meglio.
Se nella prima sala tutto nasce ed appoggia sul pavimento, nella seconda, l’installazione è basata sull’equilibrio. Grandi pannelli sono appesi davanti alle pareti utilizzando pietre come contrappesi per rimanere sospesi e stabili, tramite cavi d’acciaio, col grande piano espositivo centrale, in un magico gioco di bilanciamento fra forze di azione e reazione.
Gli elementi possono essere così perfettamente smontati, riassemblati o riciclati in nuove composizioni.
In modo approfondito, efficace ed elegante il padiglione brasiliano risponde al tema generale della Biennale, riflettere sull’incontro tra intelligenza naturale e artificiale, dimostrandoci come le diverse forme di conoscenza – sia antica che moderna – influenzano i territori e le dinamiche urbane e possano, a loro volta, cooperare per concepire “un nuovo ciclo sostenibile di costruzione e riuso”.
Immagine di copertina: il padiglione brasiliano ai Giardini della Biennale di Venezia (© Alessandro Colombo)
(Re)invention
Padiglione Brasile alla 19^ Biennale di Architettura di Venezia
Sede: Giardini
Commissario: Andrea Pinheiro, Presidente della Fundação Bienal de São Paulo
Curatori: Plano Coletivo (Luciana Saboia, Eder Alencar, Matheus Seco)
Visitabile fino al 23 novembre 2025

Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015