Cina (©Elena Franco)

Cina

Building a Future Countryside è un Manifesto che attraverso sei sezioni tematiche guarda alle aree rurali e ai progetti per l’alternativa allo sviluppo urbano

 

Il Padiglione della Cina, “Building a Future Countryside”, si cimenta con gli ambiziosi temi mirati ai progetti di sviluppo dell’immensa provincia rurale della Cina.

Il curatore Li Xiangning – docente della Facoltà di Architettura e Urbanistica alla Tongji di Shanghai – ritiene scopo primario della mostra indagare se e come lo sviluppo possa combinare modernizzazione e tradizione riscoprendo i valori della vita di comunità, valori estremamente importanti nella storia recente e passata della Cina. In sei sezioni tematiche – Produzione, Turismo, Comunità, Cultura, Abitazione e Futuro – interessanti architetti cinesi contemporanei cercano di interpretare nei loro progetti come possa essere una “campagna del futuro”.

Una struttura stampata in 3D su disegno dello studio Archi-Union, “Cloud Village” ripropone, reinterpretandolo, il disegno dell’ingresso di un villaggio cinese tradizionale ed è installata nello spazio esterno del padiglione. A fine manifestazione verrà effettivamente collocata in una comunità. In un allestimento in verità un poco caotico – la vecchia struttura all’Arsenale assomiglia più ad un magazzino – i temi vengono indagati e i progetti presentati secondo una logica esplicativa e narrativa che poco lascia all’immaginazione e, soprattutto, all’emozione. Si tratta di un approccio che privilegia la trasmissione di contenuti programmatici alla ricerca di un linguaggio spaziale che permetta al pubblico di capire vivendo un’esperienza di visita che lo astragga dalla realtà che lo circonda e che così sia più efficace.

Ciò che soprattutto manca è la comprensione, così difficile stando a bordo laguna, delle dimensioni immense di una campagna alla quale la Cina guarda come unica possibile alternativa ad uno sviluppo urbano che ha, ormai, raggiunto i propri massimi e che rischia di creare degli agglomerati fuori controllo e, comunque, non vivibili. Una grande scommessa, un impegno enorme, che sicuramente il grande paese asiatico affronta con impegno e convinzione e che porta alla Biennale di Freespace come un vero e proprio manifesto.

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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