Alina-Stefania Ujupan: New European Bauhaus, verso una nuova missione

Alina-Stefania Ujupan: New European Bauhaus, verso una nuova missione

Dopo 3 anni, l’iniziativa europea ridefinisce le sue priorità: un piano decennale per rigenerare i quartieri è la proposta per gli Stati membri

 

Published 13 ottobre 2023 – © riproduzione riservata

“È un momento intenso e cruciale. Il New European Bauhaus (NEB) è cresciuto rapidamente. Adesso abbiamo il dovere di pensare a cosa fare dopo. Abbiamo una straordinaria comunità, condividiamo valori. Abbiamo l’opportunità di avere un impatto più intenso sui territori e sulle città”. Alina-Stefania Ujupan, 20 anni di esperienza nella programmazione e nei fondi europei, è a capo dell’Unità “New European Bauhaus” presso la Commissione.

 

Il Giornale dell’Architettura.com ha collaborato con NEB sin dal suo lancio nel 2020. L’ambizione del programma è stabilire un legame più forte tra il Green Deal e i nostri spazi di vita: una strategia orientata alla creazione di luoghi belli, sostenibili e inclusivi. Dopo 3 anni possiamo abbozzare una valutazione?

NEB è un movimento in crescita e dinamico che ha come obiettivo la rivitalizzazione degli spazi mettendo al centro la sostenibilità, le persone e il progetto di architettura. Il New European Bauhaus Progress Report, pubblicato a gennaio 2023, riflette il coinvolgimento attivo della comunità fin dall’inizio dell’esperienza NEB, con numerosi progetti dal basso che sperimentano e mettono in mostra idee e investimenti basati sui suoi valori. Ora disponiamo anche del New European Bauhaus Compass, uno strumento di riferimento per guidare la progettazione e lo sviluppo di progetti che vogliono integrare bellezza, inclusione e sostenibilità.

 

NEB è principalmente uno strumento basato su aspetti burocratici?

Decisamente no. È il risultato di una comunità che sta apprendendo con un approccio interdisciplinare. Ciò che abbiamo ottenuto insieme, come movimento, in un periodo tanto breve, è incredibile. La comunità NEB – con più di 1.000 membri, numero in continua crescita – è l’elemento fondamentale che ci permette di fare le scelte più corrette. La comunità è ampia, include enti no-profit, così come università e aziende. Ogni giorno riceviamo tante richieste per aderire e contribuire con idee, progetti ed eventi. Il nostro percorso è anche all’interno delle dinamiche economiche e impatta su di esse.

 

Economia per l’UE significa principalmente finanziamenti.

I finanziamenti europei sono assegnati a progetti con un reale valore aggiunto. Attualmente, 9 diversi programmi di finanziamento (dal Programma di Ricerca e Innovazione Horizon alla Politica di Coesione) sostengono progetti legati ai valori NEB. Questo è di grande importanza per noi perché permette di fare del New European Bauhaus, che è fondamentalmente un concetto creativo, un elemento capace di condizionare il mercato. Spesso i progetti non percepiti come in grado di offrire rendimenti immediati o diretti sono finanziati con più difficoltà, poiché appaiono più rischiosi. In questa fase stiamo lavorando con la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) proprio con questo scopo: fornire linee guida d’investimento concrete che facilitino la comprensione dei valori fondamentali e dei principi operativi di NEB, enfatizzando la loro applicazione ai progetti d’investimento nel settore dell’ambiente costruito. Le linee guida dovrebbero essere pronte nella primavera del 2024.

 

È possibile integrare un approccio sociale con le questioni finanziarie? 

Crediamo di sì. Le riforme e le trasformazioni strutturali, come la doppia transizione, possono avvenire e svilupparsi solo se le persone e le imprese ne fanno parte e le sostengono. Questo è il motivo per cui applichiamo i 3 valori: il cambiamento deve essere sostenibile, ma anche inclusivo e bello, per essere accettato e sostenuto dalle comunità sul campo.

 

Parliamo di sostenibilità: cresce il senso di urgenza, alla luce del cambiamento climatico in atto?

L’Unione Europea è leader negli sforzi per la transizione verde. Ha fatto e sta facendo molto, sia in termini legislativi che d’investimenti. Tuttavia, ci troviamo di fronte a forti pressioni per cambiare ancora più rapidamente. La curva del riscaldamento globale è minacciosa, il rischio di disconnessione tra le persone e l’impatto delle scelte verdi nei singoli quartieri sta crescendo in molte parti d’Europa, e l’industria deve seguire il ritmo del cambiamento. Si tratta di un’opportunità per l’Europa di guidare le soluzioni di economia circolare a livello mondiale. Il NEB come movimento è nato da un piccolo fenomeno di nicchia, dal basso. Dobbiamo quindi adattare il nostro lavoro per sostenere il movimento nella sua fase di maturità.

 

Se diventa una Missione è un NEB 2.0?

È sicuramente un nuovo capitolo. Considerate le condizioni, ci siamo chiesti: cosa fare dopo? Vogliamo che i principi del New European Bauhaus funzionino e contribuiscano a cambiamenti reali. Vogliamo che questo movimento continui a crescere con il suo carattere unico, rafforzando il forte interesse che sta generando. Ma dobbiamo anche individuare gli strumenti politici adeguati per renderlo più forte. Durante la primavera e l’inizio dell’estate abbiamo riflettuto su una serie di possibilità. Lavorare su una Missione NEB nell’ambito di Horizon Europe sembra il passo in avanti più appropriato. Tuttavia, questa ipotesi necessita ancora di discussioni e dell’accordo degli Stati dell’UE.

 

Proviamo a spiegare cosa significa anche a lettori non esperti di politiche comunitarie.

Le Missioni Horizon Europe sono uno strumento giuridicamente ancorato alla Politica di Ricerca e Innovazione. La Missione proposta è un piano d’investimenti nell’ambito di una specifica sfida sociale, che prevede anche la diffusione dei risultati, per un periodo di 10 anni: progetti e azioni per l’ambiente edificato e i quartieri, in linea con i principi NEB.

 

Si lavora su una dimensione urbana?

L’obiettivo principale è trasformare entro un decennio un numero significativo di quartieri in Europa con spazi sostenibili, inclusivi e belli, coinvolgendo attivamente le persone nel processo. Si tratta di città, ma anche di paesi e di aree rurali.

 

Perché i quartieri?

Possono essere eccellenti banchi di prova per sperimentare un cambiamento rapido. Un arco temporale di 10 anni è relativamente breve per trasformazioni importanti, anche perché c’è l’aspetto della ricerca da sviluppare. Lavorare a livello di quartiere permette un processo più rapido e una sperimentazione più tangibile. I valori NEB potrebbero potenzialmente diventare pratiche standard in alcune aree della pianificazione. Il nostro obiettivo è collaborare con le comunità, creando un cambiamento duraturo, oltre a definire un approccio nuovo al fare le cose, un nuovo modo di pianificare, di pensare gli edifici e di coinvolgere le comunità, inserendo materiali nuovi o naturali, nuove idee e tecniche.

 

Come pensate di selezionare i quartieri da trasformare?

Lo stiamo discutendo. Sicuramente daremo vita a bandi per premiare le idee migliori, creando una pipeline di progetti eccellenti. Possiamo attingere all’esperienza dei NEB Laboratories. Il nostro obiettivo primario è il massimo impatto possibile sul territorio.

 

Quali sono le aree principali che volete stimolare?

La prima è la circolarità: la progettazione finalizzata alla sostenibilità e all’inclusione, con le tecniche di costruzione ad esse associate, potrebbero diventare ambiti in cui l’Unione Europea è leader a livello globale. Attualmente il settore edile è una delle industrie più inquinanti, fortemente dipendente da risorse non rinnovabili, ad alta intensità di carbonio, costosa e resistente al cambiamento. Dobbiamo esplorare una nuova integrazione delle scelte high-tech con soluzioni low-tech (ovvero materiali naturali e adattivi), massimizzando l’uso di materiali che l’Europa non ha bisogno d’importare. Questa prospettiva mira a rafforzare la competitività, con un impatto economico positivo. E ci porta al secondo punto: il business. Quando si hanno idee interessanti non è facile trovare finanziamenti. Una possibile Missione può aiutare a sviluppare nuovi modelli di business adattati alle rinnovate catene di approvvigionamento, nuove dimensioni dei rischi e nuovi, circolari, tecnologie e approcci.

 

E la terza zona?

Le persone e i quartieri in cui vivono. A Bruxelles possiamo prendere buone decisioni ed emanare leggi favorevoli sul clima, ma le persone vivono in quartieri con la loro identità, la loro esperienza della bellezza e del patrimonio culturale. È a quel livello locale che possiamo progettare trasformazioni basate sul senso di appartenenza. Questo è il modo per realizzare un vero cambiamento dal basso.

 

Parliamo degli Stati europei, ma NEB sta lavorando anche oltre i confini continentali.

Corretto. Abbiamo, ad esempio, avviato una collaborazione con le autorità ucraine. C’è molto interesse per gli sforzi di ricostruzione post-bellica in linea con gli standard NEB. È stato molto gratificante essere contattati da membri del governo ucraino e constatare il grande interesse nei confronti di NEB, in particolare per applicare la Bussola per la ricostruzione e fare un’adeguata comunicazione affinché le amministrazioni locali possano comprendere i valori del New European Bauhaus. Possiamo imparare da questa esperienza: il paese, anche se in guerra, dà priorità alla ricostruzione per la comunità e per la bellezza. Se tale ricostruzione può avvenire in Ucraina in tempi così difficili, dovrebbe avvenire anche su larga scala nell’Unione Europea, guidando la trasformazione verde e l’ondata di rinnovamento che vediamo.

 

Per andare avanti, la Missione proposta è un passo importante.

Noi lo crediamo, ovviamente. Occorre però ora passare da un’idea a una proposta concreta di Missione, sviluppata insieme alle comunità e agli Stati membri. La decisione se avere o meno una Missione dovrà avvenire nei prossimi mesi.

 

Mentre preparate questa trasformazione, possiamo valutare i risultati di 3 anni di attività?

Attraverso la nostra community, NEB si è evoluto in un movimento dinamico, che oggi può contare su più di 1.000 membri tra organizzazioni no-profit (680+), imprese ed enti pubblici (150+), vincitori e finalisti del Premio NEB (175) e molti altri preziosi aderenti. In termini di progetti concreti sul campo, dopo la prima serie di 6 dimostratori-faro lanciata nel 2022, nel giugno 2023 sono stati selezionati altri 14 dimostratori nell’ambito del primo bando EUI (European Urban Inititiative), per un budget di 65 milioni. Serviranno per una nuova generazione di dimostratori NEB nei settori della costruzione e ristrutturazione in uno spirito di circolarità e sostenibilità, preservando e valorizzando il patrimonio culturale, adattando e trasformando gli edifici per soluzioni abitative a prezzi accessibili e rigenerando gli spazi urbani. Sebbene NEB non abbia finora alcun programma specifico dell’UE a sua disposizione, sono stati mobilitati 214 milioni per il periodo 2021-2024 da diversi programmi QFP, soprattutto Orizzonte Europa e dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR).

 

Percepite un cambio di prospettiva, grazie a NEB, nel campo dell’architettura e del progetto?

Abbiamo compreso che non si tratta, solo, di costruire muri o edifici fisici; abbiamo elevato l’architettura e il progetto a una dimensione innovativa che non dobbiamo semplificare eccessivamente. D’altro canto, però, dobbiamo convincere le autorità, che governano la legislazione e i fondi pubblici, che le nostre idee sono adatte al futuro. Stiamo traducendo il nostro sistema di valori per coloro che non fanno parte del movimento ma che ora sono essenziali per aiutarci a esistere e crescere. Si tratta di un equilibrio delicato: mantenere l’originalità del movimento, garantire la preservazione dell’energia e delle connessioni sociali che promuoviamo, ma anche avviare nuovi dialoghi. Il feedback positivo della nostra community dimostra che siamo sulla strada giusta.

 

Autore

  • Michele Roda

    Nato nel 1978, vive e lavora a Como di cui apprezza la qualità del paesaggio, la tradizione del Moderno (anche quella svizzera, appena al di là di uno strano confine che resiste) e, soprattutto, la locale squadra di calcio (ma solo perché gioca le partite in uno stadio-capolavoro all’architettura novecentesca). Unisce l’attività professionale (dal 2005) come libero professionista e socio di una società di ingegneria (prevalentemente in Lombardia sui temi dell’housing sociale, dell’edilizia scolastica e della progettazione urbana) a un’intensa attività pubblicistica. È giornalista free-lance, racconta le tante implicazioni dei “fatti architettonici” su riviste e giornali di settore (su carta e on-line) e pubblica libri sui temi del progetto. Si tiene aggiornato svolgendo attività didattica e di ricerca al Politecnico di Milano (dove si è laureato in Architettura nel 2003), confrontandosi soprattutto con studenti internazionali. Così ha dovuto imparare (un po’) l’inglese, cosa che si rivela utilissima nei viaggi che fa, insieme anche alla figlia Matilde, alla ricerca delle mille dimensioni del nostro piccolo mondo globale

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