Francia (©Emanuele Piccardo)

Francia

“Infinite Places –  Building or Making Places?”: la grandeur lascia il passo alla partecipazione

 

Encore Heureux, curatori del padiglione, interpretano il concetto di Freespace tenendo il punto sul rapporto tra pubblico e cittadini, dimostrando una prerogativa nella riconversione di immobili attraverso processi d’interazione tra comunità diverse: politica, sociale, architettonica.

Nello spazio centrale del padiglione sono presentati i dieci progetti selezionati: L’Hotel Pasteur, Le Centquatre, Le Tri Postal, Les Grand Voisins, Le 6B, La convention, La Friche la Belle de Mai, Le Ateliers Médicis, La Ferme du Bonheur, La Grande Halle. Le storie dei progetti sono raccontate attraverso le maquette in legno, al cui interno i video sono collocati sulle pareti degli edifici e in corrispondenza di ogni progetto sono installati una serie di oggetti che lo riguardano come maniglie, lampade, utensili che hanno una relazione con le funzioni preesistenti. Diverse le tipologie d’intervento: dall’Hotel Pasteur a Rennes, nato come Facoltà di Scienze nel 1897 e riconvertito come spazio per eventi e sede della Scuola d’arte e di architettura, passando attraverso il progetto di Université Foraine, elaborato da Patrick Bouchain nel 2012. E ancora la riconversione de Le Centquatre a Parigi, da pompe funebri municipali a spazio per le imprese start up. Stesso destino dei magazzini marsigliesi della Friche le Belle de Mai convertiti in ambienti per lo sviluppo dell’industria creativa, in particolare per le produzioni audiovisive e musicali. Tuttavia non ci sono solo spazi industriali da riconvertire ma anche i grandi complessi residenziali delle banlieues, come nel caso di Saint Denis e il progetto della associazione Le 6B.

Progetti che indipendentemente dall’appartenenza politica dei proponenti e dal cambio di amministratori pubblici, vengono sempre portati a termine, grazie al senso civico di politici e cittadini. Ancora una volta la Francia dimostra senza retorica la forza della azione congiunta di architetti e cittadini supportati dalla politica. Un’attitudine che anche in Italia si sta lentamente sviluppando grazie ai collettivi di architetti (come ad esempio i romani Orizzontale), piuttosto che alla politica sempre più distratta e lontana dai reali bisogni dei cittadini.

Autore

  • Emanuele Piccardo

    Architetto, critico di architettura, fotografo, dirige la webzine archphoto.it e la sua versione cartacea «archphoto2.0». Si è occupato di architettura radicale dal 2005 con libri e conferenze. Nel 2012 cura la mostra "Radical City" all'Archivio di Stato di Torino. Nel 2013, insieme ad Amit Wolf, vince il Grant della Graham Foundation per il progetto “Beyond Environment”. Nel 2015 vince la Autry Scholar Fellowship per la ricerca “Living the frontier” sulla frontiera storica americana. Nel 2017 è membro del comitato scientifico della mostra "Sottsass Oltre il design" allo CSAC di Parma. Nel 2019 cura la mostra "Paolo Soleri. From Torino to the desert", per celebrare il centenario dell'architetto torinese, nell'ambito di Torino Stratosferica-Utopian Hours. Dal 2015 studia l'opera di Giancarlo De Carlo, celebrata nel libro "Giancarlo De Carlo: l'architetto di Urbino"

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