Overtourism, quando l’affollamento è una barriera

Overtourism, quando l’affollamento è una barriera

Viaggio negli spazi pubblici dove l’innovazione progettuale è fattore escludente

 

Published 19 marzo 2025 – © riproduzione riservata

Vi siete mai chiesti come sia muoversi in una città affollata di turisti quando si ha una disabilità? Immaginate di dover navigare tra vicoli stretti, marciapiedi occupati e folle di persone, non per una giornata, ma come realtà quotidiana. 

È quello che vivono migliaia di italiani con disabilità nelle nostre città d’arte, da Venezia a Firenze, da Roma a Bologna.

Il turismo di massa, con i suoi 58 milioni di arrivi internazionali nel 2023 (80% in più rispetto al 2009), sta trasformando radicalmente il volto delle nostre città. Questo fenomeno, che il New York Times ha definito “inferno turistico”, non è solo un problema di congestione urbana, ma un vero e proprio amplificatore di barriere per chi vive con disabilità.

 

Le innovazioni che escludono

Pensate a una persona in sedia a rotelle che cerca di attraversare piazza San Marco a Venezia in alta stagione, o a un non vedente che deve orientarsi tra i tavolini che compaiono all’improvviso come funghi dopo la pioggia vicino a bar e ristoranti. Ciò che per molti è un semplice fastidio, per le persone con disabilità può diventare un ostacolo insormontabile.

“Prima potevo uscire almeno nei mesi invernali – racconta Maria, residente a Firenze e utilizzatrice di sedia a rotelle – Ora con i turisti sempre presenti, anche andare a fare la spesa è diventata un’impresa”. La destagionalizzazione del turismo, infatti, ha eliminato quei periodi di tregua che permettevano ai residenti con disabilità di riappropriarsi degli spazi urbani.

Un aspetto particolarmente frustrante è come alcune innovazioni nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento finiscano per creare nuove barriere. Prendiamo l’esempio dei tavolini alti con sgabelli, diventati di gran moda nei locali italiani. Pensati per ottimizzare gli spazi e creare un’atmosfera più dinamica, sono completamente inaccessibili per chi è in carrozzina.

“Quando esco con gli amici, sempre più spesso mi ritrovo a non poter accedere ai tavoli – spiega Giulia da Milano – Mi sento esclusa da questi spazi sociali, come se la mia presenza non fosse stata nemmeno considerata nella progettazione”.

Questo problema evidenzia come spesso, nell’immaginare cambiamenti e innovazioni per rispondere all’aumento di turisti, si dimentichi completamente l’inclusione. Le soluzioni vengono pensate per la persona media, ignorando che l’accessibilità non è un’opzione, ma un diritto fondamentale.

 

Le sfide quotidiane amplificate

Le difficoltà non si limitano agli spazi pubblici. I mezzi di trasporto, già spesso carenti in termini di accessibilità, diventano praticamente inutilizzabili durante i picchi turistici. Pensiamo al vaporetto veneziano o agli autobus romani: quando sono stracolmi, l’uso delle pedane per le sedie a rotelle diventa quasi impossibile.

C’è poi la questione degli alloggi. La proliferazione degli affitti brevi ha sottratto dal mercato tradizionale migliaia di appartamenti (si stima oltre 400.000 in tutta Italia), molti dei quali erano accessibili e situati nei centri storici. Oggi, trovare una casa accessibile in centro è diventato un privilegio per pochi.

Ma l’impatto non è solo fisico. Molte persone con disabilità sperimentano un crescente isolamento sociale. “Ho smesso di frequentare i miei luoghi preferiti – confessa Roberto da Roma – L’ansia di dover affrontare spazi sovraffollati mi ha portato a rinunciare a una parte importante della mia vita sociale”.

Dobbiamo chiederci: è questo il tipo di città che vogliamo? È possibile conciliare il diritto al turismo con il diritto alla mobilità delle persone con disabilità? La risposta è sì, ma richiede un cambio di prospettiva: il turismo deve diventare un’opportunità per ripensare le nostre città in chiave inclusiva, non un ostacolo. 

Alcune esperienze italiane e internazionali ci mostrano la strada: a Matera, l’anno da Capitale Europea della Cultura ha visto la creazione di percorsi accessibili alternativi che hanno permesso di distribuire i flussi turistici, rendendo la città più vivibile per tutti. A Torino, un’app permette di conoscere in tempo reale il livello di affollamento dei principali siti turistici, consentendo alle persone con disabilità di pianificare le loro visite nei momenti meno congestionati.

 

Un’opportunità per tutti

Cosa possiamo fare concretamente? Innanzitutto, dobbiamo ridistribuire i flussi turistici. Le nostre città sono ricche di tesori meno noti ma altrettanto affascinanti: perché non valorizzarli creando percorsi accessibili alternativi?

Serve poi una regolamentazione più attenta degli spazi pubblici e commerciali. Ogni innovazione, dal design dei locali all’organizzazione degli spazi urbani, dovrebbe essere valutata secondo principi di design universale: se non è accessibile a tutti, semplicemente non è una buona innovazione. È essenziale aumentare il numero di servizi igienici accessibili nelle zone turistiche. Una necessità basilare che troppo spesso viene trascurata.

Non ultimo, dobbiamo lavorare sulla formazione e sensibilizzazione. Operatori turistici, commercianti e cittadini devono essere consapevoli delle esigenze delle persone con disabilità. E anche i turisti stessi dovrebbero essere informati sui comportamenti più rispettosi. L’overtourism non è solo una sfida, ma un’opportunità per ripensare le nostre città. Una città accessibile non è solo una città migliore per le persone con disabilità, ma per tutti: anziani, famiglie con bambini, turisti con valigie.

Con il 13% del PIL nazionale legato al turismo, l’Italia ha tutte le potenzialità per diventare un modello di riferimento per il turismo accessibile in Europa. Ma questo richiede un cambio di mentalità: l’accessibilità non deve essere vista come un costo, ma come un investimento nel futuro delle nostre città.

Siamo a un bivio: possiamo lasciare che il turismo di massa continui a creare barriere o possiamo trasformarlo in uno strumento di inclusione. La scelta spetta a noi. Perché città accessibili sono città migliori per tutti.

Immagine copertina: Flusso di turisti e non in Stazione Centrale a Milano

Autore

  • Diversity Manager del Comune di Bologna, esperto in diversità, disabilità e sessualità. Docente alla 24ORE Business School, collabora con un team multidisciplinare di psicologi, sessuologi, educatori, divulgatori e attivisti per sviluppare contenuti innovativi. Fondatore di progetti come LoveGiver e del portale Diversamente Agibile, lavora per promuovere accessibilità, inclusione e consapevolezza, affrontando temi complessi con passione e competenza.

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