Un esemplare di Murphy Bed nel 1923

In casa il letto c’è anche quando non si vede

In casa il letto c’è anche quando non si vede

Da oltre un secolo, il letto a scomparsa è sempre al centro della ricerca e della sperimentazione concettuale

 

Published 6 marzo 2024 – © riproduzione riservata

Con quel traboccante elenco di oggetti che occupa le pagine di apertura in Le cose, Georges Perec dipinge la raffinata abitazione impressa nei sogni dei protagonisti del suo romanzo, una coppia di giovani il cui unico desiderio è circondarsi di lussi, possederne il più possibile e viverci completamente immersi. Non mancando di minuziosa attenzione e ineccepibile dovizia di particolari, l’autore parigino passa in rassegna ogni elemento di quel denso paesaggio domestico, ricco di mobili, complementi d’arredo e artefatti realizzati nei più sofisticati materiali e finiture, la cui abbondanza è così accentuata da far sorgere spontanea una domanda: qual è il singolo oggetto senza il quale una casa non sarebbe tale?

 

Il letto, inscindibile dall’idea di casa

La risposta non è difficile da individuare ed è sufficiente, per averla chiara, pensare all’azione che regolarmente si svolge per più tempo tra le mura domestiche: dormire. Il letto, infatti, è quell’oggetto che favorisce, accompagna e regola il sonno, un bisogno fisiologico dal quale nessuno può sottrarsi, e in più, oltre ad essere portatore di un ruolo pratico nella vita delle persone, ne assume anche uno di carattere simbolico, essendo ciò a cui ci si affida durante il quotidiano stato d’incoscienza che tutti sperimentano. Che lo si intenda come strumento del riposo o culla protettiva della persona, dunque, il letto rappresenta una presenza inscindibile dall’idea condivisa e consolidata di casa, tanto che immaginarsene una sprovvista risulta a dir poco impossibile.

È per questo che, a fronte di un’epoca caratterizzata dalla rapida diminuzione della disponibilità e accessibilità di spazio abitabile a causa di fattori economici e demografici, il letto è stato l’unico oggetto domestico capace di rimanere, caratterizzando anche i più claustrofobici monolocali delle grandi metropoli. In quanto sopravvissuto, però, ha dovuto adattarsi ai nuovi vincoli dell’abitare contemporaneo e per farlo è andato incontro, il più delle volte, a una metamorfosi che lo ha visto passare da imponente e pesante arredo difficile anche solo da spostare, a dinamico e versatile attrezzo per la quotidianità. Il letto è così diventato a scomparsa.

Presente eppure nascosto durante la giornata, il letto a scomparsa si palesa all’occorrenza, nel momento giusto e senza mai essere fuori luogo. Può mimetizzarsi nelle sembianze di armadiature sviluppate su pareti, oppure può essere ripiegato su sé stesso, ridotto di dimensioni e riposto in un angolo della stanza. Spesso, invece, è trasformabile e si presenta come un tutt’uno con il divano. Indipendentemente da forma e caratteristiche, ciò che emerge è che il letto a scomparsa è stata la risposta a un’esigenza concreta dell’abitare e, nel tempo, ha visto aumentare la propria diffusione, attestandosi come un prodotto offerto da numerose aziende del settore e declinato nelle soluzioni più disparate dalle matite di non pochi designer.

Che si tratti di un singolo o di un king size, per dirla all’inglese, oggi il letto a scomparsa offre a chi sceglie di adottarlo non solo la possibilità di gestire in maniera ottimizzata e flessibile lo spazio a propria disposizione, ma anche il comfort e la garanzia di un sonno di qualità. Per arrivare a questo risultato si deve necessariamente passare per oltre un secolo di evoluzione dei maggiormente noti e diffusi modelli a ribalta, ma è altrettanto stimolante intercettare alcuni inattesi casi degni di nota partoriti dal più vasto mondo del progetto.

 

La longevità del Murphy Bed

A differenza di quanto si possa immaginare, il letto a scomparsa è un’invenzione che affonda le proprie radici a più di un secolo di distanza dai giorni nostri. Nonostante abbia raggiunto un picco di popolarità solo negli ultimi decenni, infatti, i primi modelli documentati si sviluppano sin dalla fine dell’Ottocento. Si trattava principalmente di rudimentali letti pieghevoli, sviluppati unicamente come pragmatiche soluzioni salvaspazio e, per questo, privi sia di una specifica attenzione volta al garantire i minimi requisiti di comfort durante l’utilizzo, sia di soluzioni appaganti dal punto di vista estetico. È il caso del brevetto dell’inventore afroamericano Leonard C. Bailey, che nel 1899 ideò un letto pieghevole caratterizzato da un leggero telaio metallico che ebbe grande fortuna in campo militare, oppure di quello a firma dell’inventrice afroamericana Sarah E. Goode, che per prima propose un letto richiudibile all’interno di un tradizionale mobile domestico in legno laccato.

 

Il letto a ribalta

Tuttavia, a cambiare le regole del gioco e a sancire una vera e propria rivoluzione nel nascente settore dei letti a scomparsa, è sicuramente William Lawrence Murphy, colui a cui si riconosce, all’inizio del Novecento, la fortunatissima trovata del letto a ribalta. Diversamente dai suoi predecessori pieghevoli, il letto di Murphy non prevede meccanismi che attuano la riduzione dell’ingombro dell’oggetto, ma una tanto arguta quanto semplice logica di ottimizzazione dello spazio: riposizionare il letto verticalmente, tramite una rotazione, che fa perno su una parete dell’abitazione o direttamente all’interno di un armadio, libera notevolmente l’ambiente fino a quel momento occupato. Nascosto nello spazio abitato anche se costantemente pronto all’utilizzo, il letto a ribalta si dimostrò così agile da maneggiare e perfetto per convertire rapidamente un salotto in una camera da letto, che la sua diffusione non tardò a compiersi. Murphy lo chiamò dapprima “The Disappearing Bed” e successivamente lo brevettò sotto il nome di “In-A-Door”, ma la sua invenzione divenne diffusamente nota ereditando direttamente da lui il proprio nome, tanto che oggi il termine Murphy Bed è divenuto di uso comune e si riferisce, indistintamente dal produttore, all’intera categoria di letti a ribalta. 

 

La provocazione di Ugo La Pietra: Occultamento

Il letto a scomparsa, oltre a divenire un prodotto di successo che ha raggiunto le case di tantissime persone, nel tempo è stato anche oggetto di pratiche progettuali volte alla ricerca e alla sperimentazione concettuale. In questi termini, un esemplare di letto a scomparsa fuori dagli schemi è quello proposto dal poliedrico creativo Ugo La Pietra all’interno del progetto Occultamento (1974), una proposta dal sapore radicale per immaginare la casa degli anni ’70 e che gli valse il Compasso d’Oro nel 1979.

All’interno del modello abitativo realizzato da La Pietra per le case Gescal, sviluppato in continuità con il più ampio lavoro sul Sistema Disequilibrante che stava prendendo corpo proprio in quel periodo con l’intento di scardinare qualsiasi convenzione sugli spazi, il letto è parte integrante dell’architettura di interni che caratterizza una stanza apparentemente vuota e asettica. I mobili, infatti, emergono grazie a trasformazioni applicate alle superfici dell’ambiente e alla riconfigurazione di piani inclinati, e così accade anche per il letto, che lo si trova celato al di sotto di una porzione di pavimentazione, in una versione essenziale e rigorosa, ma pur sempre nascosta.

 

Underdog, il letto trasformabile di Lorenzo Damiani

Nulla vieta d’intendere il letto a scomparsa anche come trasportabile e nomade, capace di entrare in scena all’occorrenza nel punto della casa dove se ne presenta, di volta in volta, il bisogno. A questo specifico contesto risponde Underdog, il progetto sviluppato nel 2023 da Lorenzo Damiani per Campeggi, azienda italiana che ha fatto del mobile trasformabile il proprio carattere distintivo servendosi del contributo di numerosi e autorevoli designer. Composto unicamente da un materasso, un cuscino e telaio tubolare dotato di ruote e cavalletto, il letto di Damiani è come se traesse la propria essenzialità strutturale direttamente attingendo dai primi esemplari pieghevoli emersi a fine Ottocento. Il risultato è, tuttavia, vestito dei panni della contemporaneità, con finiture e colori che rendono il prodotto indiscutibilmente attuale. Rispetto ai più comuni letti a scomparsa, inoltre, Underdog si differenzia anche per essere dotato di una doppia funzione: se aperto, si presenta come comodo letto rialzato da terra, una volta chiuso, invece, può essere riconfigurato nella forma di un’inaspettata seduta da salotto.

 

Autore

  • Alberto Bonazzi

    Laureato in product design presso l’Università di Bologna con una tesi storica mirata alla divulgazione della figura di Dino Gavina, Alberto Bonazzi (2001) si occupa della progettazione di prodotti e della scrittura di contenuti editoriali, muovendosi tra la contemporaneità e la componente storica del mondo del progetto con un forte focus sulla ricerca. Ha lavorato con aziende e studi di progettazione, realizza progetti per brand e committenti privati attraverso la propria pratica personale e dal 2021 collabora regolarmente per il magazine italiano Outpump, realizzando approfondimenti e conducendo interviste inerenti i campi di architettura, design e arte.

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