Maria Montessori with children (© AMI – Association Montessori Internationale)

L’ecopedagogia di Maria Montessori, che non amava i banchi scolastici

L’ecopedagogia di Maria Montessori, che non amava i banchi scolastici

La neuroscienziata aveva ampiamente anticipato l’esclusione del banco fisso dall’orizzonte architettonico e pedagogico

 

Published 26 luglio 2022 – © riproduzione riservata

Maria Montessori non amava i banchi scolastici: essi erano stati pensati da quella che riteneva essere una “pedagogia scientifico-materialista la quale s’illude di portare le sue pietre sparse alla riedificazione del piccolo, crollante edificio della scuola” (“La scoperta del bambino”, in Opere, 2017, p. 23). Anche se costruito con sapienza tecnica capace di “calcolare la giusta altezza del sedile, oppure la giusta distanza tra il sedile e il leggio perché il dorso del bambino non si deformi nella scoliosi”, il banco è comunque costruito in modo che il fanciullo rimanga “il più possibilmente visibile nella sua immobilità. Su questa via i banchi sono stati sempre progettati e imposti da “tutti i cultori della cosiddetta pedagogia scientifica che si sentono autorizzati a idearne un modello per creare un banco veramente scientifico avente come indice di costruzione lo studio antropologico del fanciullo”.

Ora, la posizione fortemente critica di Montessori non viene qui riproposta per conto e in nome delle nuove, cogenti e inattese esigenze educative e sanitarie che stiamo attraversando, ma perché appare ai nostri occhi come modello paradigmatico di un orizzonte educativo ben più vasto e profondo.

Montessori non condivideva “la logica conseguenza di applicazioni scientifiche alla scuola decadente”, ovvero non condivideva quel sapere scientifico capace di lavorare solo per perfezionare strumenti di schiavitù e immobilismo fisico e psichico, ma non condivideva soprattutto l’agire pedagogico piegato acriticamente a questo cieco efficientismo scientifico, perché aveva ben chiaro come “la questione del banco” fosse riconducibile a un problema molto più ampio delle mere problematiche pratiche, estetiche e tecniche dell’arredo scolastico: “Se pure il banco fosse utile allo scheletro del bambino, esso sarebbe dannoso all’igiene dell’ambiente, per la difficoltà che presenta a essere rimosso per le pulizie […] ma la scuola è sorda alle trasformazioni dell’ambiente”.

 

Un’intenzionalità molto contemporanea

La questione del banco racchiude in realtà un’intenzionalità pedagogica molto contemporanea che rimanda alla postura teorica di Montessori e al suo essere innanzitutto e fondamentalmente un medico e una neuroscienziata. Con sguardo lucido, laico e diagnostico Montessori attraversa infatti l’educativo come categoria epistemologica laddove il banco, e l’uso (e non l’abuso) di esso, è elemento “linguistico” tra tanti perché parte di un discorso e di un logos pedagogico che racconta la cura del bambino e la cura dell’ambiente circostante.

È vero: le scuole che porgono e offrono un insegnamento improntato a quello che viene chiamato il “metodo Montessori” adottano una disposizione d’aula e di habitat scolastico che di fatto, soprattutto nelle scuole dell’infanzia, non prevede il banco se non per situazioni didattiche ben circoscritte, ma quando Montessori pensò ad un preciso allestimento negli ambienti di apprendimento di quella che chiamava la Casa dei bambini, i banchi vennero intesi innanzitutto come strutture leggere e facilmente maneggevoli, in modo da poter essere spostati dai più piccoli senza l’aiuto degli adulti.

 

L’esclusione del banco pesante, fisso e inamovibile

Quindi il metodo Montessori non prevede l’esclusione del banco tout court, bensì l’esclusione dall’orizzonte architettonico e pedagogico del banco fisso, pesante, immobile e inamovibile, fermo e stabile nella sua rigidità e staticità fisica e pedagogica.

Viene quasi da pensare che una soluzione quale le odierne sedute innovative capaci di muoversi, chiamate impropriamente anche banco a rotelle, allora, avrebbero forse suscitato la sua simpatia…

In ogni caso, nella riflessione e nella grammatica pedagogica montessoriana non esiste alcun totem educativo e, dunque, anche la flessibilità del banco appartiene ad un percorso ampio dove ogni elemento (persino gli elementi d’arredo) diventano oggetti parlanti e portatori di una ben precisa visione pedagogica priva di ogni coercizione.

Il bambino sta al centro del gesto pedagogico ed educativo, ma sta anche al centro del mondo in una visione olistica di unità mente-corpo che concilia la medicina e la pedagogia non come scienza dell’igiene applicata alla didattica e alle sue esigenze, bensì come sguardo critico ed epistemico che si curva sull’atteggiamento di cura e di premura, di attenzione e di affettività.

Non a caso Montessori utilizza per la prima volta in ambito pedagogico e conoscitivo il termine ecologia laddove individua quello “stare al mondo” in perfetta armonia con l’ambiente circostante e laddove la sfera fisica e psichica ritornano ad essere interdipendenti. In questa visione i materiali didattici, mobili e dinamici, vengono pensati per dare stimoli paralleli al corpo come alla mente. In Montessori, infatti, l’ecologia è cura del geos che intreccia e incontra la paideia dell’umanità.

 

Autore

  • Angela Arsena

    Angela Arsena è ricercatrice all’Università degli Studi di Genova. Ha conseguito il dottorato in filosofia presso l'Università Pontificia Antonianum di Roma sotto la direzione di Dario Antiseri. Si occupa di metodologie didattiche e dell’educazione, di ermeneutica ed epistemologia pedagogica. Con la casa editrice Rubbettino ha pubblicato Dal villaggio globale alla polis globale (2018); Insegnare filosofia online: questioni di ermeneutica pedagogica (2019); Figure educative del mito (2020).

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