Giappone (©Emanuele Piccardo)

Giappone

“Architectural Ethnography: Portraits on Livelihood”: una partecipazione sottotono

 

È il tema dell’etnografia architettonica quello sviluppato dai curatori Momoyo Kajima, Laurent Stadler e Yu Iseki. I visitatori sono invitati a compiere, immersi in un atto zen, dieci azioni: scegliere un disegno, immergersi nella forma del disegno, mettere in scena la vita con l’architettura, osservare le linee e gli spessori del disegno, guardare il disegno nel dettaglio ma allontanarsi per vederlo nel suo insieme, e ancora chiedere una scala per vedere meglio i disegni collocati in alto, condividere le opinioni con gli altri visitatori e poi nel piano terra del padiglione viene data la possibilità, nel mercato degli Yata, di disegnare ed esprimersi liberamente.

Un’esperienza che coinvolge la percezione delle architetture in relazione a se stessi, interpretando una visione intima dello spazio costruito, una sorta di relazione 1:1 che enfatizza il carattere della scoperta, anche attraverso l’uso di lenti di ingrandimento per vedere meglio i disegni. Queste modalità, che sono fortemente ancorate alla visione giapponese della vita, con un tempo per entrare dentro le cose, determinano un’eccessiva sintesi, in cui l’elemento di interesse è, ancora una volta, il processo. Ma il legame con il tema generale della Biennale appare sbiadito e sottotono rispetto ad altre edizioni.

Autore

  • Emanuele Piccardo

    Architetto, critico di architettura, fotografo, dirige la webzine archphoto.it e la sua versione cartacea «archphoto2.0». Si è occupato di architettura radicale dal 2005 con libri e conferenze. Nel 2012 cura la mostra "Radical City" all'Archivio di Stato di Torino. Nel 2013, insieme ad Amit Wolf, vince il Grant della Graham Foundation per il progetto “Beyond Environment”. Nel 2015 vince la Autry Scholar Fellowship per la ricerca “Living the frontier” sulla frontiera storica americana. Nel 2017 è membro del comitato scientifico della mostra "Sottsass Oltre il design" allo CSAC di Parma. Nel 2019 cura la mostra "Paolo Soleri. From Torino to the desert", per celebrare il centenario dell'architetto torinese, nell'ambito di Torino Stratosferica-Utopian Hours. Dal 2015 studia l'opera di Giancarlo De Carlo, celebrata nel libro "Giancarlo De Carlo: l'architetto di Urbino"

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