Meno stress e spazi terapeutici innovativi per una società più sana
Tre tesi di master post-laurea esplorano l’unione di neuroscienze ed evidence-based design nella progettazione degli ambienti sanitari
Published 22 gennaio 2024 – © riproduzione riservata
L’intersezione tra neuroscienze e architettura offre una grande opportunità, evidenziata da numerosi studi che dimostrano la capacità dell’ambiente costruito di favorire la guarigione. I risultati delle ricerche sottolineano come l’applicazione delle scoperte neuroscientifiche possa arricchire la progettazione architettonica, migliorare il benessere dei pazienti, rafforzando così i processi di recupero. Se da un lato continuano i progressi dell’evidence-informed design, soprattutto nel settore sanitario, dall’altro il divario tra le discipline rimane una sfida.
Partendo da tali premesse, il master post-laurea NAAD – Neuroscience Applied to Architectural Design dell’Università IUAV di Venezia affronta la lacuna esistente unendo ricercatori, professionisti e studenti di neuroscienze, architettura, psicologia e filosofia. Durante il corso gli studenti esplorano l’impatto del design sul corpo umano e, nell’ambito delle tesi finali, propongono nuovi concept che integrano nozioni scientifiche nei progetti architettonici.
La progettazione della stanza ospedaliera
Una delle tesi elaborate nell’ambito del master “The Patient Room: A Neuroarchitectural Analysis“, di Clarissa Rodrigues Machado, Iga Majorek e Sally Vandrish, si focalizza sulla stanza ospedaliera e sulla percezione degli stimoli ambientali che possono influenzare le risposte cognitive e comportamentali dei pazienti. L’obiettivo è quello di rimodellare la comprensione convenzionale degli spazi sanitari con un approccio integrativo che unisce principi dell’evidence-based design con nozioni neuroscientifiche. In tal modo, si affronta il ruolo critico dell’architettura nei percorsi terapeutici, sottolineando la necessità di stanze di degenza che non siano solo funzionali ma, anche, un supporto emotivo per la guarigione. Concentrandosi sull’impatto psico-fisiologico di fattori ambientali come l’illuminazione, l’acustica e gli elementi biofilici, la tesi esamina come questi influenzano il recupero dei pazienti, il benessere dei caregivers, nonché la produttività e il comfort del personale sanitario. Grande attenzione viene data anche alle variazioni di layout e all’influenza, per esempio, sulla prevenzione potenziale dalle infezioni, la sicurezza del paziente e le qualità della percezione. Attraverso queste informazioni le autrici hanno sviluppato una struttura teorica per analizzare i fattori ambientali della stanza di degenza, identificare i fattori di rischio e il loro impatto, suggerire strumenti di misurazione per verificare i risultati e definire i fattori di protezione.
Un driver emotivo per gli spazi pediatrici dell’ospedale di Pordenone
Mantenendo l’obiettivo sull’ambito ospedaliero Maria Carmela De Angelis, Valentina Perazzolo e Maria Zauner, nella tesi “Revitalizing Pediatric Hospital Spaces: Integrating Neuroscientific Principles into the Redesign of Patient Rooms, Waiting Areas, and Corridors within the Pordenone Hospital Project” prendono in considerazione, oltre che le camere dei pazienti, anche gli spazi delle sale d’attesa e dei corridoi. Viene proposta una revisione dell’ala di pediatria dell’ospedale di Pordenone con l’obiettivo di concepire il progetto degli ambienti sanitari come un trattamento terapeutico non invasivo. Il fine è quello d’individuare quali caratteristiche specifiche ed elementi architettonici possono produrre un impatto positivo sugli utenti degli ospedali pediatrici, ponendo un’attenzione particolare sulla prima impressione atmosferica che si ricava dall’ambiente progettato. Sulla base di conoscenze neuroscientifiche, come l’esistenza dei neuroni specchio e la teoria del contagio emotivo, stress compreso, viene identificato il driver emotivo di ogni spazio (per operatori sanitari, personale o pazienti), concentrandosi sul miglioramento del benessere a beneficio indiretto di tutti gli utenti. Come risultato, ogni area viene scrupolosamente analizzata per integrare le esigenze degli utenti. Il progetto, così, definisce proposte in cui grande attenzione viene data ad una stimolazione sensoriale adeguata, attraverso l’uso di materiali, colori, profumi, sezioni spaziali ed elementi naturali.
L’architettura per aiutare nel recupero della salute mentale dei giovani
Focalizzandosi anch’essa sulle giovani generazioni, la tesi “The Path – How to foster children’s and adolescents’ emotional well-being through architecture”, di Giulietta Boggio Bertinet, Clara Rius, Camila Ruiz Figari e Birgit Moser propone un nuovo concetto nell’ambito dell’architettura sanitaria tradizionale. La tesi affronta il tema della “crisi della salute mentale”, così come rilevato nel 2021 dall’Unicef, che ha evidenziato un allarmante aumento di patologie e disturbi mentali tra i giovani. Il concept architettonico, chiamato “The house of children and adolescents”, è pensato come luogo di sostegno per bambini e adolescenti (e i loro accompagnatori) in terapia o in situazioni critiche quali bullismo, abbandono o abusi. La proposta consiste in un programma flessibile, una toolbox che offre diverse unità spaziali che possono essere adattate alle esigenze della comunità, venendo inserite all’interno di edifici nuovi o esistenti. Il suo sviluppo è concepito in forma partecipata tra le diverse discipline progettuali coinvolte e gli utenti finali. Il programma si concentra sulla volontà di evocare, attraverso lo spazio, emozioni positive con lo scopo di migliorare, attraverso il corpo, la consapevolezza del sé e l’autoregolazione emotiva. In tal senso il cuore del progetto è “The Path”, una sequenza modificabile di spazi specifici pensata per favorire esperienze positive e di auto-riflessione. Nell’esempio proposto sono inclusi spazi dedicati al piacere, alla gioia, alla compassione e al rilassamento modellati sulla base di evidenze scientifiche, tenendo in considerazione la natura peculiare delle emozioni nei vari contesti culturali.
Architettura e neuroscienze per ridurre lo stress e disegnare spazi terapeutici innovativi
In conclusione, queste tesi esemplificano la gamma di possibilità, in continua crescita, che emergono all’incrocio tra architettura e neuroscienze, offrendo approcci innovativi al progetto sanitario che sostengono un cambiamento profondo nella nostra percezione degli spazi. Le diverse prospettive si rivolgono alle camere dei pazienti e agli ambienti pediatrici, facendo perno sulla consapevolezza dell’importanza del corpo nella generazione del benessere emotivo. Obiettivi fondamentali sono la riduzione dello stress e la promozione dell’idea che sia possibile trasformare “ambienti sanitari” in spazi terapeutici innovativi. Ciò che unisce questi progetti, e probabilmente l’intero campo di ricerca, è la speranza condivisa che incorporando le scoperte neuroscientifiche nella pratica architettonica possiamo contribuire a una società mentalmente più sana, che assuma come centrale l’effetto che, ogni giorno, la percezione dello spazio sviluppa sul corpo.
Architetta e ricercatrice a Vienna. Ha studiato architettura presso l’Università Tecnica di Vienna dove si è laureata nel 2018. Durante e dopo gli studi ha fatto esperienza in diversi studi di architettura. Nel 2022 ha completato il master “Neuroscience applied to Architectural Design – NAAD” presso l’Università Iuav di Venezia. Attualmente è tutor e dottoranda presso il Dipartimento di Teoria e Design degli Edifici dell’Università Tecnica di Vienna e lavora nell’ambito del progetto interdisciplinare “BUILD CARE – Building Support for Children and Families Affected by Childhood Stroke”, in cui si indaga il ruolo dell’ambiente costruito nella vita quotidiana dei bambini e delle famiglie colpiti da questa rara malattia.
Architect and researcher based in Vienna. She studied architecture at the Technical University of Vienna and graduated in 2018. During and after her studies, she gained experience in various architecture firms in Vienna. In 2022, she completed the postgraduate course “Neuroscience applied to Architectural Design – NAAD” at the IUAV in Venice. Currently, she is a project assistant and PhD student at the Department for Building Theory and Design at the Technical University of Vienna, within the interdisciplinary project “BUILD CARE – Building Support for Children and Families Affected by Childhood Stroke”, where they investigate the role of the built environment in the everyday life of children and families affected by this rare disease.