Dati dimensionali tavoli e sedie espressi dalla norma UNI EN 1729-1: il banco che cresce con il bambino

I banchi della discordia/1

I banchi della discordia/1

Dall’esame delle norme alla responsabilità della scelta

 

Published 5 ottobre 2022 – © riproduzione riservata

I banchi scolastici, come tutti ricordano, sono stati oggetto di una polemica nazionale che si è sviluppata a più riprese nel 2020 e che era centrata sull’utilità o meno di acquistare, in un periodo di grave emergenza pandemica, quasi 3 milioni di banchi per il rinnovo delle strutture scolastiche ritenute obsolete e bisognose di un rapido rinnovo per garantire il mantenimento della distanza tra studenti e quindi uno svolgimento sicuro delle lezioni in presenza. Vi è da dire che al momento di tale decisione, già da alcuni mesi le lezioni di svolgevano a distanza e ciò, in numerosi casi, si sarebbe protratto fino ad oggi.

Terreno fertile quindi per coloro che criticavano il Governo di allora sulla scelta di destinare milioni di euro per una spesa che ai più appariva procrastinabile. Occupandomi di ergonomia e non avendo rapporti con la politica, il mio interesse si è subito rivolto ai criteri di selezione di questi oggetti (il banco e la seduta) che il commissario dell’epoca, Domenico Arcuri, avrebbe individuato per dare corpo a tutti i pubblici proclami dell’ex ministra della Pubblica istruzione Lucia Azzolina e di svariati vice-ministri e sottosegretari sulla necessità di modernizzare il mondo della scuola, d’introdurre un nuovo modo d’interagire in classe e, non ultimo (perché spesse volte specificamente citata), di migliorare l’ergonomia di tali prodotti per garantire una seduta confortevole e salutare ai “nostri ragazzi”.

Non nego che sentire pubblicamente parlare di ergonomia in così tante trasmissioni televisive, per chi da 30 anni lotta su questo fronte, fa molto piacere. Un piacere che però si è spento in fretta, allorché i diversi esponenti del Governo che via via peroravano la causa dei nuovi banchi, dispensavano con scioltezza all’ignaro pubblico la loro totale ignoranza in tema di ergonomia e di quali caratteristiche avrebbero dovuto possedere i nuovi prodotti su questo fronte.

 

Utilizzatori, obiettivi e azioni alla base delle scelte

Ingenuamente, mi ero illuso che i “decisori”, prima d’indire una gara tra produttori che sarebbe costata diversi milioni di euro (dei contribuenti), avessero approfondito con attenzione tutti gli aspetti che attengono ai destinatari di tali prodotti e che determinano i criteri di scelta e verifica delle caratteristiche prestazionali dei prodotti richiesti e le conseguenti certificazioni, anche approfittando dell’esistenza della norma UNI EN 1729:2016-Parte1 e Parte 2 che specifica le dimensioni funzionali e le grandezze di sedie e tavoli per istituzioni scolastiche e descrive nel dettaglio gli standard di conformità per garantire una maggior sicurezza d’uso e una corretta postura dell’utilizzatore.

Per chi non si occupa di ergonomia è difficile immaginare che per effettuare una scelta del genere è necessario procedere (sinteticamente) come segue:

  1. Definire il contesto d’uso in cui verrà utilizzato il tal prodotto (nel nostro caso le aule scolastiche), analizzando tutti gli aspetti che potrebbero condizionare l’utilizzo da parte dei diversi utilizzatori (es. l’umidità vs scelta dei materiali);
  2. Definire con precisione le caratteristiche degli utilizzatori (nel nostro caso: entrambi i sessi per un range di età definito che determina un’attenzione particolare per i fattori antropometrici, per le dinamiche del movimento attese e per gli aspetti cognitivi correlati, ecc.);
  3. Definire gli obiettivi e le azioni (user needs) che le diverse tipologie di utilizzatori dovranno effettuare per raggiungere i loro scopi (es.: sedersi, collocare lo zaino/cartella, scrivere, ecc.), fino alle azioni di emergenza (es. lasciare velocemente il banco e la sedia per fuggire a causa di un terremoto o altro).

Per tutto ciò viene quindi richiesto un attento esame delle specifiche norme sull’argomento trattato (se esistenti) o su quadri normativi e/o legislativi che possano offrire indicazioni generali (o specifiche applicate in altri campi), che guidino da una parte i fabbricanti (le aziende produttrici) e dall’altra gli acquirenti (in questo caso: lo Stato).

 

Leggi e riduzione dei rischi

Il mondo della normazione da anni produce norme condivise rivolte a migliorare (elevandoli) i requisiti minimi di sicurezza e di ergonomicità di tutte le attrezzature presenti negli ambienti scolastici; e i banchi e le sedute rappresentano gli strumenti d’interfaccia primaria con gli utilizzatori che si vogliono proteggere, ovvero i “nostri ragazzi” che rappresentano il futuro di ogni Paese. Tali norme sono volontarie, ma acquisiscono quasi un valore di cogenza nel momento in cui vengono richieste dalle scuole pubbliche e private nei capitolati di acquisto. Inoltre, esse rappresentano un riferimento fondamentale per chi deve esprimere dei giudizi tecnici in caso di contenziosi o incidenti.

Una garanzia offerta dal sistema normativo è quella relativa all’aggiornamento periodico al fine di attualizzare il quadro in relazione ai progressi tecnologici, ma anche alle variazioni che riguardano gli utilizzatori finali in fatto di antropometria (variazione delle misure antropometriche di riferimento per i diversi percentili), cambio di esigenze funzionali e maturazione nell’esperienza d’uso con il prodotto (banco, sedia, etc).

Una bella novità introdotta dalla norma UNI EN 1729-Parte 1 è quella relativa alla definizione dei requisiti dimensionali delle sedie e dei tavoli in relazione alle misure essenziali per favorire una postura corretta degli utilizzatori-studenti; misure basate sulle dimensioni antropometriche della popolazione europea degli studenti nelle varie fasce di età. Ciò ha portato a definire una serie di classi dimensionali (o taglie), ognuna contraddistinta da una sigla e/o da un codice-colore. La sigla dimensionale e/o il codice colore vengono riportati nella marcatura del prodotto, insieme ad altri dati identificativi quali il nome del fabbricante e l’anno di produzione.

La prima domanda da porre agli acquirenti operanti in ambito scolastico sarà quindi: su quale base effettuerete la scelta delle attrezzature destinate agli studenti, ma anche ai lavoratori operanti all’interno del vostro istituto scolastico e quali saranno i criteri di scelta? Quali saranno le certificazioni che richiederete per dimostrare, un domani, la bontà della vostra scelta?

Ovviamente sarà molto difficile ottenere risposte pienamente conformi non solo alle leggi, ma anche alla massima riduzione dei rischi che gli acquirenti correranno operando delle scelte non supportate da dati certi. In questi casi, far rimbalzare la responsabilità sulle scelte operate dal Governo in tema di banchi e sedute non è completamente praticabile, in quanto il responsabile del Servizio prevenzione e protezione dell’istituto scolastico (RSPP), come stabilito dalla legge, dovrà comunque effettuare una valutazione di contesto e assumersi la responsabilità della scelta.

Questo argomento meriterebbe uno specifico approfondimento, ma basti sapere che spesso ho cercato di aiutare diversi RSPP operanti in ambito sia pubblico che privato ad orientarsi tra le ardite proposte commerciali che venivano dalle aziende, le garanzie richieste dai capitolati di appalto e le rischiosissime implicazioni giuridiche che una semplice scelta di attrezzature avrebbe comportato per chi avesse apposto la propria firma sul documento di approvazione per l’acquisto di prodotti privi delle dovute certificazioni o attestazioni di prova riferite ai requisiti richiesti.

Autore

  • Francesco Marcolin

    Ergonomo Europeo Certificato EUR.ERG. da quasi vent’anni e fondatore e CEO di ERGOCERT-Ente di Certificazione per l’Ergonomia. Full Professor di Ergonomia presso ISIA Roma Design University. Visiting Professor di Ergonomia presso Dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura-Università di Udine e Corso di Laurea Magistrale in "Scienze della Prevenzione" Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università di Trieste e Udine. Dal 2000 al 2008 è stato professore a contratto presso l’Università di Udine: titolare dei corsi di “Psicologia della comunicazione” e “Teorie e Tecniche delle Relazioni Pubbliche 2”. È consulente di aziende nazionali e internazionali nell’ambito dell’ergonomia e della psicologia del lavoro.

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