Un Museo della Resistenza? Sì, ma non prima del 2026
Il progetto di Herzog & De Meuron per Milano, a Porta Volta. Tra vicissitudini, molti ritardi e un programma unico e ambizioso
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Published 23 aprile 2025 – © riproduzione riservata
MILANO. Oggi, a Porta Volta, pieno centro di Milano, c’è un buco in un piccolo lotto di terreno, di fianco al Giardino comunitario Lea Garofalo. Cantiere avviato, dal giugno 2023: si stanno scavando quelli che saranno i piani interrati (fino a -20 metri) del futuro Museo Nazionale della Resistenza.
Non è pronto per l’80esimo anniversario della Liberazione. Eppure, nel 2020 – quando viene firmato il protocollo d’intesa annunciato pochi mesi prima da Comune di Milano (sindaco Beppe Sala) e Ministero della cultura (ministro Dario Franceschini) – l’auspicio era quello. Ora l’obiettivo per la conclusione dei lavori è il maggio 2026. Fine 2026 per l’apertura del percorso museale.

Intanto c’è un sito, web
In attesa di pareti e coperture, c’è un sito web: ricco, aggiornato, ben illustrato. In alto a sinistra, riporta i “giorni di cantiere”: quasi 1.500. Tanti, troppi.
E allora questo 80^ della Liberazione lo si può celebrare virtualmente, attraverso le pagine di un portale. Che restituisce la dimensione culturale di questa operazione, ovvero dotare l’Italia di un Museo Nazionale dedicato alla Resistenza.
Perché di siti, memoriali, monumenti, altari ce ne sono, molti. In tutto il paese. Belli e brutti, affascinanti e dozzinali. Soprattutto nelle aree, e non potrebbe essere altrimenti, che hanno visto e nutrito le lotte partigiane contro l’occupazione nazi-fascista.
Ma un Museo, nazionale appunto, no. L’occasione la crea il Ministero della cultura (che in tutta l’operazione mette circa 25 milioni di euro, tra Fondo di Coesione (circa 14) e Grandi Progetti Beni Culturali (in 2 diverse tranche).
Il resto – l’area, il Piano Integrato di Intervento del 2011, la direzione lavori, alcune altre spese – è di competenza del Comune di Milano. Che però, è storia degli ultimi giorni, torna a chiedere aiuto al Ministero e alle altre istituzioni.
Ricevendo una prima disponibilità dalla Regione. Insomma, il cantiere è iniziato, gran parte dei fondi stanziati, ma manca ancora l’accelerazione decisiva per chiudere l’ambizioso intervento.
A completamento di un disegno urbano
Ambizioso è anche il progetto. Siamo in un luogo nodale, colmo di valori storici e identitari, lungo i bastioni spagnoli.
Lì dal 2016 c’è la sede della Fondazione Feltrinelli (qui il nostro racconto, al momento dell’inaugurazione), raffinato progetto di Herzog & De Meuron.
I progettisti svizzeri avevano pensato – al di là di Piazzale Baiamonti, su cui si affacciano gli edifici dei due caselli – ad una prosecuzione del gesto compositivo: un volume piccolo e misurato, in buona parte interrato (2.200 mq sotto terra su un totale di circa 5.500 mq di superfici), sagoma con falde molto inclinate, sezione riconoscibile (uguale a quella dell’edificio madre, la Fondazione Feltrinelli), struttura a vista. Uno scrigno vetrato.
Doveva ospitare uffici, ma con un cambio di destinazione d’uso assume una valenza, culturale di rilievo nazionale: diventa il contenitore – come da forma parlante: uno straordinario scrigno vetrato, appunto – per documenti e memorie della Resistenza italiana all’occupazione nazi-fascista.
“Dopo il protocollo di intesa – spiega Daniela Lattanzi, responsabile del progetto per il Ministero della cultura, insieme al segretario regionale del MIC, Francesca Furst – è stato sviluppato il progetto definitivo ed esecutivo da parte di SD Partners. Appaltato, è oggi in cantiere”.
Le prime fasi hanno avuto una serie di complessità, tra cui il rapporto – non facile – con il Comitato Baiamonti Verde Comune, che si era formato per salvare alcune piante (tigli e glicini) che avrebbero dovuto essere tagliate. Petizioni, raccolte di firme, manifestazioni. Fino a quella che sembra la miglior soluzione di compromesso, grazie alla mediazione del Comune: i glicini sono salvi.
Un progetto culturale a tutto tondo
Insieme ai lavori edili, come spiega Daniela Lattanzi, sono in corso le attività di progettazione allestitiva e multimediale (coordinata e gestita dall’Istituto Nazionale Ferruccio Parri) di un luogo che vuole essere un museo storico, certamente, ma anche una risorsa archivistica.
Non solo, quindi, finalizzata a conservare le memorie della Resistenza ma anche pensata per costruire e diffondere una cultura ricca, e il più possibile condivisa, sul periodo della Resistenza.
Immagine di copertina: immagine aerea del futuro Museo della Resistenza (a sinistra) nell’ambito della trasformazione di Porta Volta a Milano