Il 20 luglio 2020 l’allora Commissario Straordinario per l’Emergenza Covid, Domenico Arcuri, su richiesta della Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, pubblicava una gara europea per l’acquisto di un massimo di tre milioni di banchi per garantire la riapertura dell’anno scolastico in sicurezza. Sono trascorsi due anni e, come spesso accade in Italia, le criticità salgono alla ribalta in poche ore e producono terribili boati, mentre tutto ciò che segue un percorso nel complesso normale e positivo può digiunare in comunicazione e prendersi lunghi silenzi. Non abbiamo atteso due anni per tirare le somme o per produrre un’analisi panoramica ovviamente circoscritta ai settori architettura e design che ci riguardano da vicino.
Abbiamo invece voluto ascoltare e raccogliere pareri su più fronti, senza mettere il banco al banco degli imputati, lasciando ad esperti e professionisti una critica argomentazione sulla necessità di quella improvvisa accelerazione del 2020 o su eventuali strascichi o lacune che hanno caratterizzato l’operazione o i prodotti in sé. E per far questo non potevamo affrontare uno speciale senza entrare nel merito di ciò che il banco (ancora) rappresenta nella scuola digitale ringozzata di DAD e quale ruolo pedagogia, ergonomia, ambiente, produzione e servizi giocano attorno a questo povero ma essenziale elemento d’arredo. Non assisteremo forse mai più ad una gara di queste dimensioni (la quantità di banchi fornita nel 2020 è stimata da Invitalia in dodici volte la produzione italiana in un anno), ma prepariamo pareri e coscienze a quello che una normale e attenta amministrazione dovrebbe pianificare intercettando per tempo il bisogno e rispondendo in maniera puntuale e personalizzata.
A cura di Ubaldo Spina
Immagine di copertina: Il banco solitario: del dì presente più noioso e tetro (© Ubaldo Spina 2022)